Atac, concordato preventivo: l’Assemblea capitolina si è espressa

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In una nota stampa Monica Montella, consigliera M5S del Campidoglio, dichiara quanto segue:

L’Atac deve rimanere pubblica. E il concordato preventivo in continuità è la strada che l’Amministrazione ha scelto per risanare e rilanciare l’azienda. A differenza di quanto si vuole far credere, l’Assemblea capitolina si è già espressa sul ricorso a questa procedura prevista dalla legge, che ha ottenuto il parere favorevole di tutti i consiglieri del M5S durante un consiglio straordinario a cui hanno partecipato la sindaca e gli assessori competenti. Anche oggi, in Commissione Trasparenza, il Pd e le altre opposizioni hanno cercato nuovamente la polemica, lamentando la mancata approvazione del consiglio sulla richiesta di concordato per Atac. Ma la loro pretestuosa rivendicazione si è infranta sul parere del segretario generale che conferma la legittimità della procedura d’aula sul concordato. La verità è una sola: noi crediamo nelle potenzialità di Atac e il nostro è un progetto che mira a salvaguardare i posti di lavoro e gli stipendi di tutti i dipendenti. Il nostro è un deciso no alla privatizzazione e al fallimento dell’azienda perché crediamo fortemente che Atac possa stare in piedi da sola. Per la prima volta, stiamo mettendo le mani nei conti per sistemarli e superare la situazione pesantissima che abbiamo ereditato. Le opposizioni non perdono occasione, e oggi in Commissione lo hanno dimostrato ancora una volta, per alimentare un ingiustificato allarmismo tra i lavoratori travisando la realtà. Per questo mi hanno meravigliato le posizioni di alcuni esponenti sindacali che, invece di apprezzare quanto stiamo facendo, con argomentazioni illogiche paventano l’ipotesi di una nostra volontà di esternalizzazione del servizio o di privatizzazione di Atac. Voglio che ai dipendenti sia chiaro che abbiamo scelto l’unica strada possibile affinché Atac resti pubblica e non fallisca. Auspico che su questi due obiettivi si crei un clima costruttivo di condivisione, perché non saranno le divisioni e le polemiche a risollevare l’azienda.

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