La presunta sessualità dei figli, qualunque età essi abbiano, turba i genitori, zii e nonni spingendoli ad evitare di affrontare argomentazioni spinose e dolenti. La cultura comune non accetta che un bambino possa avere desideri sessuali o ‘comportamenti non adatti per quell’età’. Eppure, la costruzione della identità dell’essere umano ha nella sessualità una parte integrante. Ciò coinvolge naturalmente anche l’età infantile, fin dall’anno zero, come un sano sviluppo dei bambini: fino ai 3 anni c’è una scoperta del proprio corpo con esplorazione anche dei genitali come di tutto il resto del corpo. Lo sviluppo psico-affettivo del bambino, a partire dal terzo anno di età, entra in una fase genitale in cui l’autoerotismo avviene in maniera del tutto volontaria con una ricerca vera e propria del piacere. E’ tipico che in questa fase i bambini comprendono le differenze tra i due generi sessuali iniziando a sviluppare curiosità sulla nascita con le tipiche domande. Per i genitori non esistono regole o comportamenti validi in assoluto, ma tappe soggettive. Non esiste un’età giusta per parlare di sesso. La cosa migliore è quella di assecondare le curiosità del bimbo, spiegandogli le cose in modo esauriente e con parole semplici, tenendo sempre conto della sua età. Innanzitutto bisogna scegliere un certo tipo di linguaggio per la descrizione degli aspetti anatomo-fisiologici: non troppo scientifico, ma con la scelta di termini veri così come si descrivono tutte le altre parti del corpo. A seconda della capacità di comprensione del bambino si possono inserire significati relativi ad aspetti affettivi e motivi. Il tabù maggiore, è la scoperta dell’autoerotismo dei figli. In questi casi, bisogna intervenire solo se il piccolo viene sorpreso a farlo in pubblico, in presenza di altre persone; mantenendo un tono di voce ed un atteggiamento rassicurante, le parole devono essere chiare, dolci, comprensive, e non punitive, perché il divieto e la vergogna provata, potrebbero compromettere, in futuro, il funzionamento sessuale adulto. E’sempre bene decodificare ed interpretare i comportamenti.
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