[current_date format='D, d F, Y']

2026, l’anno che verrà

2026
Fonte Foto: 2026 Happy New Year Background Design. Greeting Card, Banner, Poster. Vector Illustration.

Condividi

Il 2025 si chiude come un anno di promesse ripetute più che mantenute. Il governo Meloni ha spesso preferito la narrazione alla soluzione dei problemi reali del Paese.
Abbiamo ascoltato molte parole su “crescita” e “centralità dell’Italia”, ma nella vita quotidiana di famiglie e lavoratori il costo della vita continua a salire, i salari restano fermi e le disuguaglianze si allargano.

Sul lavoro, la precarietà non è diminuita: è stata normalizzata. Le politiche adottate non hanno rafforzato la qualità dell’occupazione né dato risposte strutturali ai giovani, che continuano a vedere l’estero come unica prospettiva.
Sulla sanità, il definanziamento e le liste d’attesa raccontano un Paese in cui il diritto alla cura dipende sempre più dal reddito.

Scontro al posto del dialogo

 

Il governo ha scelto spesso lo scontro ideologico: sui diritti civili, sull’immigrazione, sull’informazione. Temi complessi sono stati semplificati, quando non strumentalizzati, alimentando divisioni invece di costruire soluzioni.
Anche sul piano internazionale, la postura è apparsa più attendista che autorevole, con un’Italia spesso in coda alle decisioni altrui anziché protagonista.

Il 2025 lascia quindi una sensazione di occasioni mancate: poche riforme di lungo periodo, molta gestione dell’emergenza, e una visione del futuro che fatica ad andare oltre il consenso immediato.

Per il 2026 l’auspicio è semplice ma ambizioso: un’Italia che torni a investire davvero in lavoro, scuola, sanità e ricerca.
Un Paese che smetta di governare con la paura e ricominci a farlo con responsabilità.
Meno propaganda, più verità.
Meno divisioni, più giustizia sociale.

Perché il futuro non si difende a parole: si costruisce con scelte coraggiose.

L’anno che verrà non può essere una semplice prosecuzione dell’inerzia vista finora.
Il 2026 dovrà essere l’anno delle scelte, non degli slogan. L’anno in cui si smette di governare guardando i sondaggi e si ricomincia a guardare il Paese reale.

Servirà il coraggio di ammettere che non tutto ha funzionato, che la retorica dell’orgoglio nazionale non basta se non è accompagnata da politiche capaci di migliorare davvero la vita delle persone.
L’anno che verrà dovrà rimettere al centro chi è rimasto indietro: lavoratori poveri, giovani senza prospettive, territori dimenticati.

Dovrà essere l’anno in cui la politica torna ad assumersi responsabilità, invece di cercare nemici.
In cui i diritti non sono concessioni, ma fondamenta.
In cui la crescita non è solo un dato macroeconomico, ma una possibilità concreta per tutti.

Il 2026 può ancora essere un punto di svolta.
Ma solo se si avrà il coraggio di cambiare rotta.

Fiducia e partecipazione

C’è poi un dato che pesa più di molti indicatori economici: il crescente astensionismo.
Sempre più italiani scelgono di non votare, non per disinteresse, ma per sfiducia. Sfiducia nella politica, nelle promesse non mantenute, nella sensazione che il proprio voto non cambi nulla.

Questo è forse il fallimento più grave di questi anni: un Paese che smette di partecipare è un Paese che si allontana dalla democrazia, lentamente, in silenzio.
Quando chi governa non ascolta, quando il confronto viene sostituito dalla propaganda, la distanza tra istituzioni e cittadini diventa abisso.

L’anno che verrà dovrà anche essere l’anno della riconquista della fiducia.
Fiducia attraverso scelte chiare, trasparenti, comprensibili.
Fiducia attraverso il rispetto di chi la pensa diversamente.
Fiducia attraverso una politica che torni a servire, e non a imporsi.

L’auspicio per il 2026 è che gli italiani tornino a credere che partecipare abbia senso, che la democrazia non sia un rito vuoto ma uno strumento vivo.
Perché senza fiducia non c’è futuro.
E senza partecipazione non c’è Paese.

Autore

Per una stampa libera


sostieni il nostro lavoro con una donazione

Le donazioni con PAYPAL sono sicure al 100%



Leggi anche...

In target

Iscriviti alla newsletter