C’è crisi anche per i voti di scambio! A Cercola un voto è costato 30 euro; altri 20 per quello del ballottaggio.
Una vergogna che non è solo in chi acquista i voti.
Il cuore del problema è chi vende o è costretto a vendere il proprio voto.
Una volta, almeno, il voto di scambio “clientelare” prevedeva un posto per il figlio o lo sblocco di una pratica di una pensione d’invalidità. Oggi lo scambio avviene al costo di pochi euro.
La crisi morde e, così, anche il mercato dei voti ne risente
Se svendi il diritto di voto dopo non hai diritto a lamentarti se per fare una TAC devi aspettare 16 mesi (nel frattempo se non hai i soldi per curarti nel privato, crepi), se i vigili li vedi a stento per multare un auto non tua e magari con targa polacca, se devi dare a tuo figlio la carta igienica insieme alla merenda prima di farlo entrare a scuola, se la giustizia è una costosa chimera, se una paga settimanale di 200 euro a nero per soli 12 ore giornaliere 6 giorni su 7 è grasso che cola.
Non hai diritto a lamentarti perché sei parte integrante dello schifo
Se la massima espressione della libertà in una democrazia e, soprattutto, la possibilità di decidere la classe dirigente e quella che la controlla le svendi, a mio avviso non hai diritto di lamentarti.
Le colpe maggiori, però, ricadono sulle spalle delle istituzioni che tra assenteismo doloso e gestione corrotta, lucrano sulla miserie del popolo che amministrano.
In un paese civile nessuno dovrebbe elemosinare il lavoro o la questua per mettere il piatto a tavola almeno per il fine settimana delle elezioni.
In un paese civile simili personaggetti marcirebbero in galera
Nella nostra Italia, invece, c’è chi nulla dice sul sostegno offerto da chi è stato condannato per favoreggiamento alla mafia o per voti di scambio e corruzione.
E’ il sistema: spetta a te scegliere se farne parte o no!
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