“I ricchi non possono vivere su un’isola circondata da un oceano di povertà. Noi respiriamo tutti la stessa aria. Bisogna dare a tutti una possibilità”; parole di Ayrton Senna.
Una frase che trovo molto attuale
Oggi, tra l’altro, oltre al trentesimo anniversario della sua morte è la festa del lavoro. Quanti lavoratori rimangono ancora poveri? Quante lavoratrici a parità di lavoro sono più povere dei loro colleghi?
Quanta povertà c’è in condizioni di lavoro che se ti va bene sei pagato in nero e lavori solo 8 ore al giorno, festivi compresi?
Purtroppo il lavoro, da solo, non basta più come possibilità di riscatto sociale. Chi ci governa/comanda pretende sempre più potere e nulla dice su contratti che prevedono 3 ora all’ora di retribuzione.
Primo Levi diceva che “Amare il proprio lavoro costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono”.
Come si può amare un lavoro che ti umilia, mortifica, massacra, toglie tempo a te stesso, alla tua famiglia, a chi vuoi bene?
Che amore può offrire una società che basa il proprio benessere e sviluppo su simile concezione del lavoro?
Oggi il 13% dei lavoratori italiani rientra nella categoria dei lavoratori poveri
Vi è di più: alla povertà lavorativa si aggiungono le morti sul lavoro e l’indifferenza di chi invece di aumentare i controlli si limita a pietose passerelle per funerali.
Gli stipendi sono fermi da 30 anni, proprio dall’anno della morte di Ayrton.
Dignità e lavoro sono sempre più marginali.
Rifiuti un lavoro basato sullo sfruttamento? Parassita!
Sei sfruttato al lavoro? Nessuno urla del parassita a chi sfrutta…
Contraddizioni di una società dove sempre più ricchezza si concentra sull’isola dei ricchi e sempre più miseria, non solo economica, rende profonde le acque dell’oceano richiamato da Senna.
P.S. Due cose rendono un uomo davvero libero: la conoscenza ed il lavoro.
Quanta libertà c’è oggi in Italia?
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