ANGUILLARA – LE PRIMARIE SECONDO MATTEO



Visto che nelle consultazioni non perde mai nessuno, probabilmente noi possiamo permetterci di affermare che il vincitore morale della prima tornata si chiama Matteo Renzi, l’attuale sindaco di Firenze.
Se non fosse così non si spiegherebbe l’antipatia che è stato capace di attirare su di sé all’interno del suo stesso partito, quel partito che il buon Matteo vorrebbe cambiare nella forma e nella sostanza.
I media ne hanno consolidato la figura dirompente forse perché non è stato mai capace di “dire qualcosa di sinistra” ma solo qualcosa che sta al passo dei tempi e questo evidentemente non è piaciuto ai vertici del suo partito. Sconfessare il proprio contenitore non porta bene, o forse sì, visto che la Serracchiani (la prima a parlare di rottamare i vetusti vertici) è finita poi al Parlamento Europeo. Nel caso del Sindaco di Firenze “l’operazione promozione” non sarà altrettanto facile come è accaduto invece per la pulzella che parla a denti stretti: Renzi è decisamente più coriaceo e abbiamo tutti avuto modo di constatarlo fino ad oggi.
Lo aspetta però ancora una settimana di bordate dalla “corazzata Potionkin” che secondo noi meglio farebbe a verificare lo scontento che l’ha affondata proprio nei centri più rossi del Centro Italia, quelle roccaforti che più di ogni altro termometro hanno saputo misurare la febbre dei vertici PD togliendogli uno storico consenso.
Lungi dall’intento di voler “gufare”, non crediamo che Renzi vincerà al ballottaggio contro Bersani, troppo impari la lotta e soprattutto troppi i privilegi a cui i parlamentari sarebbero costretti a rinunciare (leggi vitalizi e finanziamenti pubblici): la fionda di Renzi ha solo ferito il gigante Golia ma non ha il giusto potere per abbatterlo definitivamente anche se la frattura creata dal giovane Sindaco all’interno del partito non sarà facile da ricostruire nei prossimi mesi. E’ vero, Matteo Renzi si è da tempo impegnato a supportare il vincitore delle primarie chiunque fosse stato, ma di qui ad ipotizzare che cambierà idea e si allineerà sul programma di Bersani ce ne corre.
A proposito di allinearsi, da queste primarie “aperte” (un po’ come far scegliere l’allenatore di una squadra di calcio dai tifosi delle compagini antagoniste), sono usciti ben tre sconfitti. Vendola se l’è presa con il mastodontico apparato del PD contro il quale nulla ha potuto chi come lui alle spalle non ha nemmeno una rappresentanza parlamentare, la signora Puppato ha parlato di “burka mediatico” che non le ha consentito visibilità sufficiente e il buon Tabacci si è invece vantato del coraggio (o forse la presunzione?) da lui avuto nell’inserirsi nella tenzone.
Bene, Vendola resterà governatore della Puglia e potrà continuare ad occuparsi della sanità regionale, ma Puppato e Tabacci cosa intendono fare ora che il responso delle urne li ha mortificati così pesantemente? Lasceranno lo scenario politico o indosseranno la classica maschera di bronzo politica che tutto nasconde e tutto cerca di far dimenticare?
La buona politica, quella chiamata così da chi forse non si è reso conto che le congrue adesioni rappresentano invece solo un numero esiguo di partecipanti, è finita secondo noi con lo spoglio di domenica sera. Ora comincia l’ordinaria politica ovvero la pratica dell’inciucio perché il 15% di Vendola e le minutaglie degli altri due potrebbero essere appetibili da entrambi i “ballottanti”, se non fosse che fino a sabato sera lo scenario vedeva ben cinque strade diverse. In settimana quindi cosa sta per succedere? Pentimento e sollecitazione dei tre leaders sconfitti per far “spostare” il consenso dei propri sostenitori verso l’uno o l’altro dei finalisti? E perché mai dovrebbero farlo se non per un mero “diritto di inciucio politico”? Vuoi vedere che gli eventuali voti spostati potrebbero garantire loro un posticino in Paradiso nel Governo del futuro Presidente del Consiglio? Anche questa è buona politica? Ma non sarebbe più etico lasciare ai propri sostenitori la libertà di scegliere sulla base solo dei programmi dei due finalisti? O sarebbe chiedere troppo visto che in fin dei conti stiamo parlando di politici?
Fin qui lo scenario nazionale. Vediamo ora invece cosa è successo nel nostro paese lacustre. Sono andati a votare 931 aventi diritto (uno ha addirittura speso due euro per lasciare la scheda in bianco…) e il grafico che segue ne evidenzia la destinazione:
ANGUILLARA – LE PRIMARIE SECONDO MATTEO

Si è parlato di altissima risposta da parte dei cittadini e si è anche sospettato di ingerenze da parte di sostenitori di opposti colori politici. Se proviamo a fare un raffronto con i dati del 2011 (elettori aventi diritto, elettori votanti, elettori votanti per la sinistra) a noi non sembra proprio.
ANGUILLARA – LE PRIMARIE SECONDO MATTEOAvendo votato 931 persone su un totale di aventi diritto di circa 14 mila (dato 2011) risulta che la partecipazione in senso assoluto è stata del 6,5%. Un successo o una debacle?

Volendo entrare nello specifico, se nel 2011 la sinistra ha raccolto 4.126 consensi, i 931 votanti di queste primarie rappresentano il 22,5%. Cioè, meno di un quarto degli elettori di sinistra ha ritenuto opportuno recarsi alle urne domenica scorsa in un Comune, udite udite, retto dalla sinistra.

ANGUILLARA – LE PRIMARIE SECONDO MATTEOSe poi volessimo ipotizzare frange di destabilizzatori di altri partiti che si sono recati alle urne per sabotare i risultati, dovremmo accettare che la percentuale dei votanti di sinistra qui ad Anguillara è ancora più bassa e pertanto ben lungi dal far cantare vittoria per l’alta adesione che allo stato delle cose sembra comprendere solo gli iscritti alla sezione locale e rispettivi coniugi.
Concludendo: sì alle primarie, ma di partito e con meno candidati (a breve ci faremo quattro risate con quelle del PDL dove gli sconfitti saranno almeno sette/otto!), e soprattutto no al doppio turno perché favorisce gli inciuci con i perdenti che diventano un pericolosissimo e ingiusto ago della bilancia.

Renato Magrelli

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