Il mistero del duplice omicidio di Villa Pamphili inizia a diradarsi. La Procura di Roma ha identificato con certezza la donna trovata morta nei pressi del parco romano: si chiamava Anastasia Trofimova, aveva 28 anni, ed era di nazionalità americana. La sua età, inizialmente indicata erroneamente in alcuni articoli come 23 anni, è stata confermata attraverso accertamenti incrociati, tra cui i rilievi autoptici e documenti recuperati dagli inquirenti.
Il nome della giovane
Il nome della giovane è stato ufficialmente confermato dal Pubblico Ministero che coordina le indagini, dopo giorni di incertezza in cui l’identificazione sembrava ancora lontana. Trofimova, che viveva in condizioni di forte fragilità, è stata trovata morta il 9 giugno. Accanto a lei, a poche centinaia di metri, il corpicino senza vita di una bambina di circa 8 mesi: si trattava di sua figlia.
A far emergere con precisione l’identità di Anastasia sono stati anche gli accertamenti svolti a livello internazionale, in collaborazione con le autorità statunitensi. La vittima, secondo quanto emerso, era giunta in Italia da poco tempo e non risulta avere fissa dimora né relazioni stabili nel nostro Paese. Il suo volto è stato associato a quello di una donna vista in compagnia di un uomo con passaporto americano, Francis Kaufmann, precedentemente noto come Rexal Ford, attualmente indagato per omicidio plurimo.
L’indagine, che si sta rivelando una delle più complesse degli ultimi anni nella Capitale, ha preso una svolta decisiva dopo il fermo dell’uomo sull’isola greca di Skiathos, dove aveva cercato di far perdere le proprie tracce. A incastrarlo è stato l’utilizzo del cellulare, che ha permesso agli investigatori di localizzarlo attraverso il monitoraggio delle celle telefoniche.
Secondo fonti vicine agli inquirenti
Secondo fonti vicine agli inquirenti, Anastasia Trofimova potrebbe aver subito violenze sistematiche prima della morte. La Procura sta ora cercando di ricostruire l’ultimo mese di vita della donna e della bambina, incrociando testimonianze e immagini raccolte dalle telecamere di sicurezza, oltre ai racconti di chi aveva notato la presenza del trio in alcuni luoghi di accoglienza e mercati della zona.
Le parole dell’Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Roma sono state nette: “Ci troviamo di fronte a un fatto terribile che richiama l’attenzione sulla necessità di potenziare i servizi di ascolto e protezione per le donne in condizioni di fragilità sociale, ancor più se straniere e senza rete di supporto familiare”.
Nei prossimi giorni si attende l’arrivo in Italia del sospettato, che dovrà rispondere delle accuse davanti alla magistratura romana. Nel frattempo, si intensifica l’attività investigativa per ricostruire con esattezza i motivi del gesto e i giorni che hanno preceduto la tragedia. Anastasia Trofimova e sua figlia non sono più solo volti anonimi nella cronaca nera: ora hanno un nome, una storia e la dignità che meritano di essere raccontate.