L’anno che verrà



Disoccupazione giovanile al 43,3%, disoccupazione generale al 13,2%, prodotto interno lordo regredito a quello del 2000. Questi sono i nefasti numeri che saluteranno il nuovo anno italiano. Cifre che fotografano il dramma di milioni di connazionali, divisi tra precarietà del lavoro, sicurezza di povertà e miseria di valori. Un quadro così brutto che si fa fatica a guardarlo. Un profilo che scoraggia, annichilisce e violenta la dignità di ciascuno di noi.

E’ possibile un orizzonte diverso per noi italiani? Nonostante tutto, a mio parere, si. Dipenderà, però, da noi. Come è dipeso da noi la tintura di un simile dramma sulla tela del nostro destino di nazione, così dipenderà sempre da noi la possibilità di cambiare i colori della tavolozza. Chi ha permesso a uno non legittimato dal popolo di diventare premier e aumentare le tasse? Noi. Chi ha permesso a un Presidente della Repubblica di fare da notaio allo smantellamento dei diritti acquisiti durante decenni di lotte? Noi. Chi permette a una crucca di indirizzare la nostra politica economica? Noi. Chi permette alle banche di utilizzare soldi pubblici per speculare sul nostro debito? Noi. Chi permette all’informazione pubblica di genuflettersi al potente di turno, e manipolare le notizie per non offenderlo? Noi. Chi permette l’eurocrazia, dittatura subdola dove le donne e gli uomini sono solo dei codici fiscali? Noi. Chi permette ai politici di sinistra di banchettare con quelli di destra? Noi. Chi permette agli imprenditori di suicidarsi perché le istituzioni sono assenti? Noi. Chi permette a una banca di Francoforte l’esercizio della sovranità monetaria di Roma? Noi. Chi permette che chi fugge dalla disperazione diventi un mezzo per generare ansie e razzismo? Noi. Chi permette il mettere contro chi grida giustizia a chi la giustizia la deve garantire? Noi. Chi permette l’importazione di merci prodotte in spregio dei diritti ambientali e umani? Noi. Chi permette l’erogazione di pensioni d’oro, quando la metà dei pensionati percepisce meno di mille euro al mese, per non parlare poi delle migliaia di esodati? Noi. Chi permette alle mafie di violentare il territorio ed essere padrone della cosa pubblica? Noi. Chi permette alle lavoratrici di non realizzare il sogno e diritto di maternità altrimenti addio lavoro? Noi. Chi permette l’utilizzo di denaro pubblico per coprire la cassa integrazione e consentire agli autori di tali fallimenti il pagamento delle tasse all’estero? Noi. Chi permette alle assicurazioni discriminazioni territoriali, con conseguente negazione del diritto alla mobilità? Noi. Chi permette a un malato terminale atroci sofferenze perché anche per morire su un letto d’ospedale buono occorre essere amico di amici? Noi. Vedete, tutto dipende da noi: passato, presente, futuro. E’ vero, ci sono poteri forti che vogliono questo stato di cose; ma chi permette a questi poteri di fare il bello e il cattivo tempo? Ecco….Cosa vorrei che portasse il 2015? Mi piacerebbe che tornassimo a essere una società civile, un gruppo eterogeneo ma unito nei valori cardini della democrazia e della civiltà. Un desiderio, il mio, che per essere realizzato necessita di enormi sforzi.

Il primo è anteporre l’interesse collettivo a quello personale. Fin quando non capiremo che per tutelare i nostri interessi occorre prima tutelare quelli della collettività, saremo dei poveri furbi fessi. Ah, indovina un po’ chi deciderà quali dovranno essere gli interessi della collettività da tutelare? Se abbiamo la forza d’essere uniti, noi. Non ne sei convinto? Se non erro Martin Luther King amava dire che la politica, anche se non ti occuperai di essa, si occuperà sempre di te. Sarà lei a decidere, ad esempio, quali saranno i tuoi sistemi sanitario, scolastico e previdenziale. Capisco la rabbia e lo schifo che provi nel vedere chi oggi veste i panni della politica. Ma è sempre colpa nostra se il nobile vestiario dell’amministrazione pubblica adorna feci umane. Allora cara mia, caro mio, torniamo con il nuovo anno ad occuparci in prima persona della Res Publica. Non interessano le visuali dalle quali si guarda l’orizzonte; quel che conta sono i valori. Se ti piace quello che ho elencato, beh hai due strade: votare lor signori o stare a casa. Se, invece, provi disgusto e vuoi garantire a chi verrà dopo di te un domani migliore, allora non perdere più tempo, fai valere i tuoi diritti. Incontra chi ammira lo stesso orizzonte e proponigli le tue idee. Vivi dando il buon esempio e denuncia quello cattivo. No alla violenza, sì al dialogo pacifico, sempre. Certo ci saranno persone che faranno finta di non sentire quello che diremo; non saranno quelle le orecchie che ci interessano. Non bisognerà cadere, poi, nelle loro provocazioni: mai dovrà esserci l’uso della forza fisica. La nostra vera forza saranno i nostri valori e le nostre idee. Di queste hanno paura; temono un pensiero diverso dal loro. Temono menti libere, non ricattabili.

Qualcuno dirà che sono un illuso visionario che crede ancora negli italiani. Sì, ci credo, ma non sono affatto visionario e illuso. Non ho mai smesso d’essere orgoglioso della mia patria e anche se oggi è lontana anni luce da quello che sogno per lei, non mi tiro indietro. Ho fiducia in noi, italiani! Dopo il Medioevo c’è stato il Rinascimento; dopo le tenebre c’è la luce. Uno stato che non permette ai giovani di sognare e realizzare i propri sogni è uno stato senza futuro. Uno stato che non rispetta i meno giovani è uno stato morto. Lo stato, però, siamo noi. L’augurio è che nel 2015 cresca nelle nostre coscienze questa consapevolezza, per agire di conseguenza.

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Informazioni su Alfredo Di Costanzo 27786 Articoli
Motus vivendi è il suo motto. Ama tutte le declinazioni delle due ruote ed adora vivere nell'universo dei motori. Da quindici anni ha la fortuna di essere giornalista sportivo, occupandosi di tutto ciò che circonda un motore. E' per il dialogo ed il confronto tra chi, pur avendo la stessa passione, ha idee diverse.

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