CERVETERI – PIU’ DANNO CHE …CAPO



Gianni Alemanno, sindaco di Roma, confermando il contenuto di un’ordinanza, era stato chiaro nel “non vietare i botti a Roma”. Venezia, Milano, Torino ed altri comuni avevano abbracciato la via del proibizionismo, mentre nella capitale l’idea di trascorrere un Capodanno in tranquillità sembrava fosse garantita da un ferreo controllo: festeggiare si, ma senza eccessivi pericoli pirotecnici. Ed invece il bilancio del primo giorno del 2012 in tutta Italia è poco consolatorio: 561 feriti e, soprattutto, due morti.
Uno di questi proprio a Roma, nel quartiere di San Basilio in cui il 31enne Cristian Cataldi ha perso la vita in seguito all’esplosione di un petardo, di grosse dimensione, fabbricato artigianalmente. Fatale lo scoppio per Cataldi – pregiudicato, aveva già precedenti di detenzione di materiale simile – e quasi deleterio per molti abitanti della stessa palazzina tra cui una bimba di quattro anni. Ricoverata d’urgenza al “Bambin Gesù” , la piccola subiva un intervento di ricostruzione di un’arteria del braccio sinistro. Le fonti mediche rivelano la positività dell’operazione.
Ma il bollettino di San Silvestro è stato piuttosto sciagurato anche nella provincia capitolina. A Cerveteri, il primo Gennaio non è stato foriero solo di buoni propositi e champagne. Due uomini, sulla quarantina, hanno riportato ustioni di secondo grado agli arti superiori.  Al pronto soccorso anche una donna della campagna cerveterana: la scintilla di un “classico” mortaretto le ha sfiorato, l’occhio sinistro senza, però, lasciarle conseguenze gravi. Se non una piccola cicatrice all’arcata sopraccigliare.
Peggio è andato ad un uomo residente in zona “Aurelio” per il quale l’amputazione di una mano, conseguenza dell’effetto esplosivo di un petardo, si è resa necessaria.
Numeri da urlo, ad essi vanno aggiunti altri dati fedelmente riportati da ‘IL TEMPO’: “Nell’attività di prevenzione e contrasto, le forze di polizia impegnate hanno arrestato o denunciato 437 persone, sequestrando quasi 1200 lanciarazzi, 8 armi comuni da sparo, oltre 157 munizioni, oltre 64 tonnellate di manufatti pirotecnici, quasi 3 tonnellate di polvere da sparo, oltre 8,5 tonnellate di prodotti esplodenti artigianali e soprattutto di oltre 11.000 detonatori (lo scorso anno erano stati meno di 300)”.
Insomma se una festa diventa il pretesto per l’esportazione- importazione di un arsenale domestico, in caso di guerra, è lecito chiedersi, cosa potrebbe accadere?

                                                                                                                                        
Raffaele Caldarelli
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