BRACCIANO – IO RICORDO…



Eravamo tre amici in pizzeria lo scorso luglio, amicizia nata a bracciano ed abbiamo scoperto che eran già -purtroppo-passati 25 anni da quando, giovani anzi giovanissimi Allievi Ufficiali di Complemento siamo arrivati spaesati e soli a Bracciano ed abbiamo scoperto questa piccola città che subito ci ha adottato…abbiamo deciso così di ritrovarci e cercare i nostri vecchi amici e Sabato 8 ottobre quindi, con la collaborazione preziosa del Gen. Nicola Tauro Presidente dell’Associazione Nazionale Amici della Scuola di Artiglieria e del Com.te della Scuola stessa, potremo ritrovarci alla Caserma Montefinale ed Alla Cosenz, per riabbracciarci tra le vecchie camerate , per visitare alcuni pezzi di artiglieria, per pranzare al circolo ufficiali e per chiudere poi al Poligono di tiro con il più vecchio ancora ma glorioso GARAND. Abbiamo risentito molti vecchi amici, dopo così tanti anni perchè purtroppo gli impegni familiari e della vita ci impediscono di fequentare tutti coloro che in qualche modo sono stati legati a noi dalla vita militare , ed è un legame che incredibilmente resiste dopo tanti anni. Un vecchio amico, giovanni ballerio, ha scritto queste righe che vi inoltro perchè mi hanno commosso e penso possano far piacere e far pensare tutti… GIOVANNI BALLERIO detto DEL PUGNO: “Ricordo che quell’anno partii il venerdì sera; presi il treno per Roma che lasciava la Centrale in tarda serata, penso attorno le 23.00/23.30. Alla stazione vennero mio padre ed una quarantina (vero!) di amici; mia madre non se la sentì…era più emozionata di me. Ogni tanto nella borsa davo un’occhiata ad un piccolo orsacchiotto di pezza; la mia amica Elena me lo regalò qualche giorno prima di partire: “L’ho visto in un negozio, in un angolino, impolverato e dimenticato” disse, “sembrava cercasse qualcuno che gli volesse bene! Portalo a Bracciano, ti farà compagnia ed ho l’impressione che ti porterà fortuna”. E così fu, anche se rischio di essere mangiato da Cavarocchi, che regolarmente frugava nel mio armadietto in cerca di dolciumi…… Quando il treno si mosse mi ricordo che Fabio, Lorenzo ed altri 3-4 cominciarono a correre come per starmi vicino fino all’ultimo; mi ricordo che dissi qualcosa che li fece ridere; si fermarono quando il treno uscì all’aperto… sorrisi anch’io. Non avevo bene idea di cosa mi aspettasse, ma sentivo nel cuore che sarebbe stato un periodo intenso, come pochi altri nella vita; guardavo Milano scorrermi via dal finestrino, lasciavo la mia vita così come era stata fino a quel giorno, gli amici, la famiglia, un amore presunto che non era sbocciato ne mai lo sarebbe stato, ma mi avrebbe accompagnato come una nube che oscura il sole per tutti i mesi successivi, l’Inter aveva appena battuto la Roma 4-1… chissà come sarebbe andato il campionato senza di me sugli spalti. Del viaggio ricordo solo che non riuscii a dormire; dovevo scendere ad Orte e prendere il locale per Capranica; solo in quella anonima stazione, mai vista prima e mai più rivista dopo, cominciai a vedere alcuni ragazzi che verosimilmente condividevano la mia ansia, e riconobbi nella loro la mia emozione. Ricordo in quel tragitto che eravamo in tanti, ed in particolare ricordo un biondino, educato, che continuava a parlare, pareva conoscere bene la vita degli AUC; probabilmente, pensavo, conosceva qualcuno che aveva già fatto il corso… era molto informato: l’emozione lo portava a parlare in continuazione; sono situazioni in cui si viene spontaneo stringere un contatto con chi sta remando nella stessa direzione, come per farsi coraggio a vicenda, come prima di un esame; a me invece piaceva osservare e tacere. Ricordo in quel tragitto che dal controllore beccammo il primo cazziatone senza ancora essere entrati in caserma: ci sgridò, perché il giro che stavamo facendo era più lungo di quello che avremmo dovuto fare, ed alla fine, scocciato, ci lasciò perdere… pensava forse che ci divertissimo a scroccare passaggi, girando il Lazio in treno alle 6 del mattino…. Ricordo una mattina soleggiata, lo scorcio di quelle stupende colline laziali, classiche di quell’Italia centrale, in una tiepida mattina autunnale…. Era l’alba dell’8 di ottobre del 1986. E bomba o non bomba, allungando la strada di una quarantina di chilometri con il beneplacito delle FS, arrivammo a Bracciano, e qui quelli che condividevano la nostra emozione erano veramente tanti; eravamo in un centinaio..o forse più nelle sale della stazione ed ogni 15 minuti circa arrivava un Ciemme, che caricava una trentina di persone alla volta… io non ebbi fretta. A differenza di quella di Orte, da quel giorno la stazione di Bracciano entrò senza bussare in quella che sarebbe stata la nostra nuova vita. Ricordo in stazione la coda di quelli che desideravano telefonare, ai genitori, alla ragazza….. un colpo di coda della vita precedente….. li lasciai lì, quelli commossi quelli euforici, quelli che faticavano a parlare. Ovviamente arrivò anche il mio turno e salii sul “camion”; entrammo in caserma dalla porta carraia e voltandomi la vidi chiudersi automaticamente dietro il camion. In quel momento pensai al mio amore non ancora nato, senza immaginare che mai lo sarebbe, e mi riconobbi in una nuova dimensione, scaraventato fuori dalla mia vita fino a quel giorno. Era mercoledì 8 ottobre 1986, sarei tornato a casa l’8 gennaio del 1988…. Ebbi la sensazione di lasciare dietro la porta carraia, chiusi in un armadio, i miei primi 23 anni……. non avevo ancora idea che stavano per iniziare 5 mesi che mai più avrei potuto scardinare dalla memoria! Quella mattina ci volle qualche ora per avere gli acciai (un bicchiere e tre posate), lenzuola, coperte ed una stanza d’albergo; io figlio unico, in camera con altri 11. Incredibilmente nella mia camerata, o per meglio dire Box, ritrovai il biondino educato del treno; andai a presentarmi, si chiamava Pilati Amadio, ma mi disse di chiamarlo Marco…. Non ricordo benissimo tutti i componenti di quel Box, oltre a Pilati c’era Amiconi romano interista doc (come Carletti, Brunello, Falchi…. l’Inter lottò con Il Napoli quell’anno fino alla fine…. ma non vinse) che dormiva sopra di me che per un permessino indossò la maschera NBC in un nanosecondo, forse Valentini serafico e compassato, Fanti che non riusciva ad urlare, Colla e Lasagna, forse anche Cavarocchi e Ciccone… ricordo però l’allievo accompagnatore, un certo Chiriacò, che non brillava di simpatia, ma fece il suo dovere, e il gruppetto si affezionò a lui, io un po’ meno. Quella sera l’Italia giocava con la Grecia, non potemmo uscire, vidi la partita nel bar della caserma; veramente vidi solo il primo tempo perché l’allievo accompagnatore ci fece tornare in box senza tanto discutere; ci trovammo in piedi davanti alla branda per un’ora circa……pensai ancora che eravamo in ottobre dell’86…..sarei tornato a casa nel gennaio dell’88…….. In quelle notti si sentiva russare un allievo a 2-3 box di distanza ed io pensai che da buon figlio unico ero stato fortunato a non avere in box un trombone simile: si chiamava Agressi, veniva da Treviso, vocione e cadenza veneta, sembrava avere un bel caratterino… diventammo amici. Comunque dopo qualche giorno ci smistarono in ordine alfabetico, per cui ci dividemmo tutti…quella poca familiarità che avevamo creato in quei pochi giorni si disgregò: nacque il 1° box a destra e con Ballerio (B di Bologna) rimase solo Amiconi, naturalmente arrivò Agressi e il suo concerto notturno, ma dopo qualche notte imparammo ad alzarci a turno per muoverlo un po’, sperando che smettesse di russare per almeno mezzoretta… a volte arrivavano anche dagli altri box per smuoverlo nel letto. Quei cinque mesi passarono in un lampo, riuscimmo a far sì, un po’ alla volta, che la nostra vita diventasse quella, che l’organizzazione del tempo lasciasse nell’armadio dei ricordi la vita di prima, e le nostre emozioni ruotassero attorno alla caserma ed ai suoi ritmi ed orari. Sono tanti i ricordi degli eventi e degli uomini che ne hanno fatto parte, delle emozioni e delle ansie, dei sorrisi e delle lacrime; il mio amore, o pseudo tale, dopo pochi giorni trovò nella mia dimensione precedente un fidanzato, e ricordo ancora che tempo faceva Bracciano quando lo seppi; i miei genitori non mi facevano mancare, come sempre, la loro presenza, sotto forma di parole dolci al telefono, e di possibilità tramite un bancomat di farmi mangiare in trattoria alla sera, salutando la mensa, che lì era veramente scadente; gli amici mi scrivevano, anche per loro era un modo per esorcizzare la mia assenza, mi venne una ciste al polso per rispondere a tutti….. ma loro, per me comunque erano nell’armadio dei ricordi. La mia vita era ormai nel sorriso di Lepore, intelligente ed educato sempre pronto per una parola buona, nella cantilena di Arena, malcapitato (lui) compagno di branda, con il quale si crea sempre un legame particolare, nel ghigno sarcastico di Rum dopo un cazziatone durante una marcia, nel saluto alla porta di Caserta dopo avere corso per tutta la caserma, nella canzone di Ciccone in cui bonariamente descriveva una caratteristica della sua mamma, nel gemello di Chioatto (avrà fatto lui tutti i 5 mesi, o avrà turnato scambiato col gemello??… mah, dopotutto avevamo il nome scritto sul petto, i baffi ed il sorriso politico di Cattozzo, la “semplicità” di Cavuoto, la genuinità di Casalini, le testate a Giannetti, l’orecchio di Giromini…. …. e D’Ottavio…. che diceva (osava dire!) che Chinaglia era stato meglio di Boninsegna (mi sono venuti a chiamare!!!), le urla notturne di Carnelli che oltre che schiantare la testa contro il muro di notte, riuscì anche a da sveglio a fare cadere una baionetta per terra (con rumore annesso) durante il giuramento del 126°, la brioche di Alunni (era alto più di 1.90, ne voleva due!), la zoppia allegra di Falchi….che diventò poi ortopedico, gli Ahoo di Adua…….lo spelling che facevo del cognome di Mar-ti-ri-ggia-no!, Parisi che prendeva in giro la parlata milanese (il Panetun de Milan…in napoletano), Fiorucci prestato direttamente dal Signore Degli Anelli (“Posto Branda Brandano!!!), il marziale (?) …. e il Generale di Corpo d’Armata Garancini arrivato da caporale dopo 4 mesi (pure!) di leva normale, la serenità di Bormida, il meraviglioso sorriso di De Pratti che quasi tutte le sere entrava nel mio box per sincerarsi delle condizioni psico-fisiche del suo omonimo, Maturo sempre sorridente, Bano che oltre alle fotocopie che l’hanno reso noto fino al 160° corso amava recitare un siparietto con me al momento di sedersi in aula, e Cavarocchi che entrava nel box a con in mano lenzuola e federa a chiedermi “Gioà, a che servono?”, Del Mastro detto il Suca, Di Lucchio e le sue madonne, Calabrese ed il suo forte “accento” pugliese, Ferlini dolce e malinconico, Geminiani pacifico parroco, ed un pensiero a Landi lo scoppiato di batteria imboscato in Palazzina Comando, tristemente ritrovato sulle cronache di tutti i giornali di molti anni dopo, impossibile non riconoscerlo… quanto potrei andare avanti, non me ne vogliano i non nominati, non li ho dimenticati. ……e poi la Sast, la partita di calcio Romani-Resto d’Italia 2-3…(come Roma-Lecce di qualche mese prima), le trasferte al poligono, Monte Romano ed il frastuono del blocco di culatta, il toto-carabinieri (e la loro nomina finta…. una mia idea facendo fuori il compagno di branda Arena….che poi veramente non fu preso), i QM e le loro risposte trovate in fureria… Passarono quei cinque mesi, passarono tra esami, guardie, libere uscite, partite di coppa al bar, pomeriggi a S.Pietro, cene in trattorie mangiando bene e spendendo poco, passarono con nuovi amici, nuovi confidenti; fu triste salutarli quando arrivò marzo, sentivo nel cuore che così come eravamo stati uniti e intimi, allo stesso tempo la fine del corso avrebbe portato alla rottura dell’incantesimo, e così fu. Molti non li ho più rivisti da quel giorno. …..e in zona Cesarini arrivò il giornalino, un paio d’ore prima di salire in macchina: con quello concludemmo l’opera. E’ stato un piacere esserne protagonista, ma i veri creativi sono stati altri, chi ha scritto i profili, chi ha disegnato, che ha avuto le idee; io e Lepore abbiamo chiuso il cerchio. L’ho ancora nel cassetto, dopo 5 traslochi, 2 mogli, 5 continenti. Ogni sera, se mi va, posso rivedervi! Mi piace portarvi nel cuore 25 anni dopo, così come eravate allora; anche dopo avervi rivisto, invecchiati, padri (forse qualcuno quasi nonno), ingrigiti ed imbolsiti come me, nel mio animo sarete sempre come in quei cinque mesi, giovani, sorridenti, forti e pieni di speranze e progetti per gli anni a venire; mi auguro e vi auguro che i nostri desideri si siano materializzati… perlomeno quelli più bramati……proprio tutti sarà stato impossibile, ma sappiamoci accontentare. ……….Sorrido pensando che proprio in quei giorni mia moglie, la madre dei miei figli, aveva appena iniziato la prima elementare, così come oggi l’ha appena iniziata mio figlio Andrea in questo 2011; come era lontano allora il nostro amore, l’ho cercato per anni in tanti visi, senza che in quell’epoca una bimba con grembiulino avrebbe tanti anni dopo realizzato il mio desiderio più grande. Tranne quelli che rimasero a Bracciano (che io rifiutai…..ricordate? …dopo la tragedia di Fucci sembrava non volessero più romani a Bracciano), fummo smistati in tutto il nord Italia; come d’incanto quella confidenza intima che ci aveva supportato in quei cinque mesi si dissolse in un viaggio verso casa. Eravamo sottotenenti, al 8 gennaio 1988 mancavano altri dieci mesi……. ma quella è un’altra storia! Ciao ragazzi. Buon venticinquennale!!! Buon 8 ottobre 2011!!! Non vedo l’ora di vedervi. Giovanni Ballerio, del pugno ….ah, dimenticavo….. qualche settimana fa, in un vecchio armadio nel box della casa in montagna, sono andato a recuperare le fotografie di quei cinque mesi; sono in un vecchio sacco assieme ad altre centinaia di foto di quegli anni. Non ci crederete ma dietro al sacco, mi ho ritrovato il musetto del piccolo orsacchiotto regalatomi 25 anni fa, pochi giorni prima di prendere il treno dalla Centrale. Non so da quanti anni fosse lì, comunque mi stava aspettando. “Mi porti a Bracciano anche questa volta?”, mi ha chiesto, “ho voglia anch’io di rivedere le camerate….!” Come dirgli di no….! In questi giorni è in macchina con me; pochi giorni fa mi ha chiesto: “allora, ti ho portato fortuna, o no?” “Beh!”, gli ho risposto continuando a guidare……”in fin dei conti… direi proprio di si!”

Andrea Agressi [foldergallery folder=”cms/file/BLOG/4654/” title=”4654″]

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