Parole di fuoco quelle pubblicate su Facebook da Ariel Toaff, figlio dell’ex rabbino capo di Roma Elio Toaff e professore emerito all’Università Bar-Ilan di Ramat Gan, Tel Aviv. In un lungo post, lo storico ha accusato il premier israeliano Benjamin Netanyahu di condurre Israele “come un ciuco ubriaco” verso “una debacle economica senza precedenti e l’isolamento internazionale”.
Toaff ha sostenuto che l’immagine morale dello Stato ebraico sarebbe “persa da tempo” e che Gaza rischia di diventare “non la tomba di Netanyahu e dei suoi seguaci, ma la nostra”. Ha parlato di complicità collettiva, definendola “ignobile”, e ha prefigurato una “giusta e crudele punizione” per uno dei capitoli “più infami della storia del sionismo moderno”.
“I morti di Gaza ci inseguiranno”
Nel suo sfogo, Toaff ha evocato le vittime civili palestinesi: “I morti ammazzati di Gaza, donne e bambini, ci inseguiranno con le loro torce fiammeggianti fino al fuoco dell’inferno”. Ha poi sfidato chiunque a censurare il suo messaggio, definendo “ipocriti, pavidi e vigliacchi” coloro che tentassero di farlo.
Il malcontento cresce in Israele
Le parole di Toaff si inseriscono in un clima di crescente dissenso nei confronti del governo Netanyahu. Nei giorni scorsi, lo scrittore David Grossman aveva definito l’operato dell’esecutivo a Gaza un “genocidio”, dichiarando in un’intervista a La Repubblica di aver a lungo evitato questo termine, ma di non poter più esimersi dall’usarlo “dopo quello che ho letto, visto e sentito da chi era lì”.
Grossman aveva aggiunto che il solo accostamento della parola “genocidio” a Israele sarebbe sufficiente per comprendere la gravità di quanto sta accadendo, parlando con “immenso dolore” di un cambiamento drammatico che si sta consumando “di fronte ai miei occhi”.