Ce l’hanno fatta: Atreju, la festa della gioventù di Fratelli D’Italia -il partito di governo, la cui componente giovanile ha mostrato evidenti simpatie nostalgiche- è diventata l’arena di confronto politica e culturale più ambita da tutti.
Da Carlo Conti a Raul Bova, da Rutelli a Conte, da Mara Venier a Gigi Buffon, quest’anno in molti hanno deciso di passare alla corte delle sorelle Meloni.
Non ci sarebbe niente di male, se Atreju fosse la fiera del fungo porcino
Invece no, è la festa di un partito, che porta avanti i contenuti di un partito, che si apre con simpatiche mostre contro i collettivi studenteschi, Francesca Albanese, i movimenti sociali per la Palestina, e divertenti sagome “chi non salta comunista è”. Tutto normale, tutto normalizzato. Certo, il mercatino natalizio, la pista di pattinaggio, l’albero di natale e i panzarotti rendono tutto molto più “pop”.
Ma resta la manifestazione di Fratelli D’Italia, che costruisce l’egemonia culturale di Fratelli D’Italia, che diffonde i volti, le pratiche, le idee di Fratelli D’Italia.
Sindaco
Persino il sindaco di Napoli Manfredi (in foto con Arianna Meloni e La Russa), o il neo eletto Presidente della Campania Roberto Fico (alla sua prima uscita pubblica), che la mattina si dichiarano gli argini alle destre e al fascismo, la sera diventano i burattini utili della giostra meloniana.
Oggi prendono il caffè e si abbracciano con loro, domani vi diranno che sono l’unico argine al fascismo.
Atreju non è Sanremo. Renderlo tale, vuol dire spalancare la porta alle destre.
E il centrosinistra, ancora una volta, riesce a farlo benissimo.










