ANGUILLARA – IL RITORNO DI CALIGOLA



Cercheremo di non prenderla troppo alla lontana ma un minimo di premessa è indispensabile.
Immaginiamo per un istante, un normale ambiente di lavoro e la normale selezione del normale personale direttivo di una normale azienda. Immaginiamo pure un normale esaminatore che si trova davanti un candidato – questa volta meno normale – che esordisce dicendo: “Il posto deve essere mio perché sono assolutamente inesperto”.
Candidato fantascientifico come un astronauta di ‘Odissea nello Spazio’ o demenziale come una comparsa di un film dei fratelli Marx?
In un referendum, probabilmente Groucho, Harpo e Chico (i più famosi tra i cinque) vedrebbero la loro indimenticabile arte cinematografica concretamente sostenuta.
Il bello è che lo stesso candidato di cui sopra, nella sua esternazione di inesperienza tiene a sottolineare  la fortuna dell’azienda in caso di sua assunzione, dicendo pressappoco: “visto lo stato in cui verte questa azienda dopo decenni di gestione da parte di professionisti”.
Demenziale abbiamo detto, visto e considerato che si tratta del mondo del …lavoro, e proprio in questo mondo non sapremmo immaginare altro da parte dell’esaminatore, se non un sonoro calcione nel didietro a chi si presentasse a chiedere un posto di tornitore, di ebanista, di elettrauto, etc. sulla base di siffatte premesse. Figuriamoci quale dovrebbe essere la risposta a chi rivendica invece, proprio per la propria inesperienza, una posizione dirigenziale!
Ai tempi degli antichi romani a Caligola sembrò bastasse Incitatus per competere con il senato, oggi forse basterebbe un quadrupede anche meno elegante per destreggiarsi con politici di tanta autodichiarata caratura.
E’ forse il segno dei nostri tempi quello di dover preferire l’inesperienza a quella ‘professionalità sempre colpevole’ sottolineata dall’inesperto quando cita “inqualificabili procedure sospese”? A proposito, nel corposo elenco che accompagna questa definizione mancano, magari per esigenze di sintesi, riferimenti a debiti fuori bilancio non ancora estinti e ai ‘cari estinti’ propriamente detti!
Chissà comunque cosa ne pensano di certe esternazioni i così poco stimati  “predecessori professionisti“ e gli attuali ‘colleghi’ accomunati dall’esternatore nello stesso gruppo caratterizzato a suo dire dall’inesperienza.
Una ‘virgola sbagliata’ poi, non è certo una manna per nessuno, ma può causare invece danni irreparabili.
Due piccoli esempi per tutti. Il primo riguarda l’abate Martino che commissionò l’incisione di una targa di benvenuto che, guarda caso proprio per una virgola, risultò a opera ultimata: “La porta non sia aperta a nessuno. Sia chiusa alle persone oneste”. E per una sola virgola a quei tempi, sembra ci si giocasse l’abito…
Il secondo esempio riguarda invece il famigerato quanto sibillino oracolo “ ibis redibis numquam peribis”, ovvero “andrai tornerai non morirai”, dove la virgola acquista, a seconda della sua posizione, un’importanza che non esitiamo a definire …vitale!
Il vero problema è che proprio l’inesperienza, specie se non supportata dall’umiltà, induce a sottostimare le cose apparentemente piccole come le virgole, e a chi scrive più che una manna per le critiche sembra una tragedia da dover vivere (vedasi improprie convocazioni di consiglio, improprie decisioni di commissioni, motivi di ricorsi al Tar, etc etc etc).
Per concludere, già che parliamo di teatrini, aggiungiamo anche la caratteristica di un’opera buffa quale quella che riguarda l’informazione (legittimo sarebbe piuttosto definirla pseudoinformazione): se si vuole conoscere i termini di un regolamento, secondo l’arguzia di qualcuno in vena di facezie, basta andare a vedere il sito web di paesi più o meno vicini. Come dire che se a qualcuno interessa sapere cosa si mangia oggi a pranzo, basterà andare a vedere cosa hanno cucinato i vicini.
Questo è quello che ci tocca per il momento, e per il momento a noi non resta che piangere.

Renato Magrelli [foldergallery folder=”cms/file/BLOG/5771/” title=”5771″]

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