Ubaldo Livolsi, professore di Corporate Finance e fondatore di Livolsi & Partners S.p.A., analizza lo scenario in cui operano oggi le imprese italiane, evidenziando come la capacità di innovare sia ormai imprescindibile per restare competitivi. Livolsi richiama l’attenzione sul rapido avanzamento tecnologico, sulla crescente pressione dei concorrenti internazionali e sull’impatto delle scelte governative sulle catene del valore globali, sottolineando che l’innovazione è il fattore decisivo per mantenere il Paese nella fascia alta dell’economia mondiale.
Le difficoltà strutturali dell’Italia nel confronto internazionale
Nonostante le eccellenze industriali riconosciute, l’Italia fatica a tenere il passo dei principali player globali. La diffusione delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale è ancora limitata: solo l’8% delle imprese utilizza applicazioni di AI, mentre il 45,8% degli italiani possiede competenze digitali di base, contro una media UE del 55,6%. Una parte delle criticità deriva dal contesto internazionale, dove grandi potenze avanzano con politiche industriali aggressive, mentre l’Europa procede più cautamente, rischiando un ritardo strutturale nei fattori chiave della competitività futura.
Livolsi riconosce come il Governo Meloni abbia riportato ordine nei conti pubblici, un risultato apprezzato anche dagli osservatori internazionali, ma ribadisce che il solo risanamento finanziario non basta a colmare il gap innovativo. Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla scarsa continuità degli strumenti di sostegno alle imprese: crediti d’imposta, Transizione 4.0 e agevolazioni fiscali sono stati negli anni modificati, ridimensionati o confermati solo per brevi periodi, ostacolando una programmazione di lungo periodo.
Un quadro normativo complesso e poco prevedibile
Secondo Livolsi, anche la variabilità normativa incide negativamente sulle scelte d’investimento. Come ricordato da Ferruccio de Bortoli, le imprese devono confrontarsi con regole non omogenee, standard non allineati e interventi regolatori continuamente mutevoli, in Italia e all’estero. Questo scenario, unito all’attenuarsi degli effetti del PNRR nei prossimi anni, rischia di indebolire la propensione delle imprese a investire in innovazione.
Le priorità indicate da Livolsi per cambiare rotta
Livolsi individua tre passaggi fondamentali per invertire la tendenza:
Primo, un sistema stabile e pluriennale di incentivi agli investimenti tecnologici e produttivi che garantisca certezza alle scelte aziendali.
Secondo, un impegno più deciso sulla formazione tecnica e sulle competenze digitali, ancora insufficienti rispetto alla domanda reale.











