La classe dirigente che ci ritroviamo ha costruito quello schifo di giungla che è il mondo degli appalti.
E che oggi mette a rischio 1 milione di lavoratrici e lavoratori.
Dipendenti formali di una determinata società, spesso in realtà si lavora per anni (o anche per decenni) alle dipendenze di chi è al vertice della giungla degli appalti. Di gradino in gradino, scendendo verso il basso, le aziende cercano di risparmiare il più possibile, offrendo a chi sta più in alto prezzi stracciati. Questa corsa al ribasso la gettano sulla pelle dei dipendenti. Più scendi giù, più ti avvicini a un inferno di zero diritti e bassi salari.
Fino a oggi almeno una garanzia c’è: si chiama “clausola sociale” e prevede che ai cambi appalti, quando nuove aziende subentrano alle vecchie, ci sia l’OBBLIGO di assunzione dei vecchi dipendenti.
Ora, col DDL Appalti, il Parlamento la vuole eliminare. Il provvedimento è già stato approvato in Senato e arriverà a giorni alla Camera.
Dobbiamo bloccarlo
Perché così c’è il rischio concreto del licenziamento per un milione di lavoratrici e lavoratori.
Perché se il tuo futuro non è legato al posto di lavoro e alla mansione, ma al tuo imprenditore di riferimento si generano fenomeni morbosi: ti diranno che o si vince la gara o si va a casa e quindi bisogna sacrificarsi, abbassarsi ancor di più gli stipendi, essere flessibili, produttivi. Si creeranno vere e proprie clientele, più di quanto non accada già oggi. Il rapporto sarà quello tra “dominus” e “cliens”. È l’azzeramento di libertà e dignità.
Dobbiamo impedire questo scempio del presente e futuro dei lavoratori e delle lavoratrici.
La “clausola sociale” deve rimanere un OBBLIGO, altro che “FACOLTÀ”. E fare un ulteriore passo, ponendo in agenda la necessità di re-internalizzare tutte quelle attività che sono state esternalizzate e gettate in pasto agli appalti.
La nostra dovrebbe essere una “Repubblica fondata sul lavoro” (e sui lavoratori aggiungo io) e non sull’elemosina.
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