La linea sottile tra stress lavorativo e sindrome da burnout

La linea sottile



Non credo esista qualcuno al mondo che almeno una volta nella vita non abbia affermato di essere sotto stress. Ma cosa ci stressa? Il lavoro , la famiglia, la vita di tutti i giorni. In generale ci si sente stressati quando si avverte sulle proprie spalle un peso che a poco a poco sembra aumentare fino a rendersi insostenibile. Ma “Lo stress in realtà è qualcosa di biochimico, naturale, che tutti produciamo. È un insieme di sostanze che il cervello produce per obbligarci ad agire, e questo viene supportato da ogni tipo di emozione. Lo stress, quindi, di per sé è sano”. Questo è quanto afferma la Master Coach Marina Osnaghi, pertanto i problemi sorgono quando si moltiplicano gli input dell’ambiente circostante e il livello di stress diventa insostenibile.

In ambito lavorativo sembra essere molto sottile il confine tra una situazione di stress e il rischio di andare in burnout, fenomeno alla cui origine c’è una combinazione di fattori soggettivi e ambientali.

Cosa s’intende per Burnout?

Letteralmente significa surriscaldamento, esaurimento, crollo ed è una vera e propria sindrome, così come è stato definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ne ha riconosciuto l’esistenza dopo decenni di studi. Secondo gli studi dell’OMS, l’esaurimento psicologico si verifica quando le esigenze di un lavoro superano di gran lunga la ricompensa, il riconoscimento e i tempi di riposo.

La sindrome può presentarsi a diversi livelli:

  • Emotivo/cognitivo: distacco emotivo, trascuratezza degli affetti e delle relazioni sociali, importanza eccessiva data al lavoro, demotivazione a lavoro, difficoltà di concentrazione, irritabilità e senso di colpa.
  • Comportamentale: aggressività, abuso di alcool e sostanze, mancanza di iniziativa, assenteismo.
  • Fisico: emicrania, sintomi respiratori, insonnia, inappetenza, disturbi intestinali, senso di debolezza.

Non è detto che essa si manifesti attraverso tutti e tre i livelli e soprattutto potrebbe presentarsi solo attraverso alcune condizioni di ciascun livello. Sicuramente il primo campanello d’allarme è quello dato a livello emotivo, attraverso un senso di incoscienza e disinteresse verso le relazioni sociali, in particolar modo quelle più strette, ossia quelle con genitori, figli e partner. Questo è lo step in cui dobbiamo essere capaci di prendere consapevolezza della nostra situazione, ammettere che abbiamo un problema e indagarne le cause prima che la situazione si aggravi e si manifestino gli altri due livelli, ossia quello comportamentale, che potrebbe renderci aggressivi verso gli altri, spinti da un senso crescente di intolleranza e quello fisico. È innegabile, infatti, che ciò che abbiamo dentro, quando diventa troppo ingombrante, si manifesti sul nostro corpo, attraverso inappetenza e insonnia, rendendoci deboli e stanchi. Insomma, un vero e proprio malessere che, a lungo andare, potrebbe distruggerci.

Come s’innesca questo meccanismo?

La sindrome da burnout inizialmente era associata alle professioni sanitarie ed assistenziali. Il primo ad occuparsene è stato lo psicologo Herbert Freudenberger, che, in un articolo scientifico pubblicato nel 1974, parlava di una sindrome riferita principalmente alle professioni cosiddette “di aiuto”, come ad esempio quelle di infermieri e dottori, ed estesa poi più in generale a tutti coloro che si occupano di assistenza o che entrano continuamente in contatto con persone che vivono stati di disagio o sofferenza. Successivamente il riferimento è stato esteso a tutti gli altri contesti lavorativi, in particolare quelli con elevati carichi di lavoro e ritmi frenetici. Nel 1980, con il libro “Burnout: The High Cost of High Achievement”, Freudenberger iniziò a diffondere il concetto anche tra il pubblico, individuando le cause del disturbo nell’elevata pressione sul luogo di lavoro. Tendenzialmente, infatti, al crescere del livello di responsabilità aumenta anche il rischio di finire in burnout. Ma, allo stesso tempo, il desiderio della realizzazione a livello lavorativo e di fare carriera ci spinge a pretendere sempre di più da noi stessi: vogliamo dimostrare che siamo i più bravi, i più capaci, che meritiamo quel posto e molto di più, anche a costo di sacrificare affetti e vita sociale.

Il ruolo della tecnologia

Un ruolo importante e da non trascurare è quello giocato dalla tecnologia. Bisogna, infatti, fare molta attenzione all’incontro nocivo tra contesto lavorativo e nuove tecnologie. l’iperconnessione è diventata un nuovo fattore di stress nelle realtà aziendali: tempi di risposta compressi e maggior carico di informazioni giornaliere da gestire, tutto sempre a portata di smartphone, con il lavoro che viene a casa insieme a noi. Quindi da un lato, le aziende hanno colto l’opportunità di offri ai propri dipendenti modalità di lavoro più smart e flessibili, ma dall’altro lato, la possibilità di avere i propri device sempre online e una reperibilità spalmata sull’arco dell’intera giornata fa crescere notevolmente il volume di chi soffre o ha sofferto di crisi di burnout”.

Come si esce dal Burnout?

Nonostante le istituzioni italiane non siano ancora riuscite a cogliere la gravità del problema, il  burnout è una realtà sempre più evidente che riduce l’efficienza dei lavoratori e impoverisce il loro stato emotivo, diventando un marchio a livello personale e sociale. Fingere che si tratti solo di un fastidio passeggero, senza riconoscere la responsabilità dei datori di lavoro, significa condannarsi a una vita da automi in una società che sembra dimenticare il suo lato umano.

A un livello basso/intermedio di esaurimento da lavoro è più o meno facile uscire da tale condizione anche da soli, ma più si trascura il problema fingendo che non esista e più esso può prendere il sopravvento su di noi, rendendone difficile l’estirpazione senza il ricorso ad un aiuto esterno. Fondamentale quindi, la presa di coscienza da parte dell’individuo e il ricorso ai rimedi il prima possibile.

Per una stampa libera


sostieni il nostro lavoro con una donazione

La linea sottile tra stress lavorativo e sindrome da burnout

Le donazioni con PAYPAL sono sicure al 100%



Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.