ROMA – IL PRIMO E L’ULTIMO



Vorrei premettere che normalmente rifuggo da tutte quelle manifestazioni retoriche che spesso vengono realizzate per enfatizzare ideali troppo deboli per viaggiare da soli.
Fino allo scorso anno il sentimento nazionale nella nostra penisola era espresso molto più decisamente in occasione delle gare della nazionale o di un Gran Premio vinto dalla Ferrari rispetto al giusto rispetto da portare verso i padri fondatori della patria.ROMA - IL PRIMO E L’ULTIMO
La ricorrenza dei 150 anni è riuscita a restituirci una nazione unita, nonostante i mal di pancia del Carroccio, italiani orgogliosi di appartenere ad un popolo che seppure non ha sempre dimostrato di essere degno di recitare un ruolo di primo piano nella storia, ha comunque avuto sprazzi di eccellenza, sia in campo militare, che nelle arti, nella letteratura e in altri aspetti della vita quotidiana.
Ho partecipato in questi mesi ad alcune iniziative, alcune le ho apprezzate più di altre. Una in particolare mi ha colpito. Una piccola mostra, itinerante, realizzata su un treno che ha ripercorso il viaggio della salma del milite ignoto da Aquileia a Roma dal 28 ottobre al 4 novembre del 1921.
Cosa aveva in particolare questa mostra? Non proprio per l’installazione, certo curata , ma in linea con le altre viste in precedenza.
Ciò che mi ha colpito è stata l’idea di portare la salma del milite ignoto non nel Panteon, luogo che era stato indicato inizialmente per far riposare la salma, ma al Vittoriano, vicino al monumento eretto a Vittorio Emanuele II. Con questo gesto sono stati avvicinati nella commemorazione la figura istituzionalmente più alta del risorgimento italiano, assieme a chi, senza avere la possibilità di conoscerne l’identità, può essere stato chiunque, il nonno di ognuno di noi. In una sorta di livella patriotica, sono stati avvicinati il Primo e l’Ultimo.
Nell’immaginare questa vicinanza, mi sono sorpreso a riflettere come questo gesto oggi sembrerebbe fuori luogo. Oggi accostare non dico un re, ma un politico di medio livello, ad un uomo “comune” sembra paradossalmente proprio un delitto di lesa maestà.
Forse, per restituire un po’ di fiducia verso la politica e le istituzioni bisognerebbe tornare ad accostare nuovamente il primo e l’ultimo.

Silvio Rossi [foldergallery folder=”cms/file/BLOG/4873/” title=”4873″]

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