REGIONALI – ASTENSIONISTI IN CRESCITA: UN’ALTRA VITTORIA DI PIRRO?



Tra i tanti numeri e percentuali, sono in molti quelli che, riportando la voce “astensione”, ne sottolineano il trend in crescita. C’è chi arriva a definirlo un vero e proprio partito politico come se disponesse di un programma, strategie e di un obiettivo.
Alle ultime consultazioni, soprattutto regionali, c’è stato una specie di test certo, ma non quel colpo di bacchetta magica in grado di sovvertire l’ordine delle cose;  se qualcuno sperava in un grande colpo di mano è rimasto probabilmente deluso.
C’è da riconoscere però al “partito dell’astensionismo” che presentando numeri in crescita, è tra quelli che hanno vinto. Complimenti, ma che cosa?   
Da più parti si cerca ancora di fare un identikit politico dell’astensionista tipo; si è cercato di farlo anche prima delle elezioni quando tutti gli esperti ripetevano che proprio gli indecisi e gli astensionisti dichiarati avrebbero deciso l’esito delle consultazioni elettorali.    
La disaffezione dalla politica o un non meglio precisato senso di disagio nei confronti della stessa, sono  alcune delle motivazioni che sempre più spesso sentiamo pronunciare. Un percorso tutto legittimo naturalmente, tutto democraticamente perseguibile. Non ci piace molto come presa di posizione e soprattutto come assunzione di responsabilità, ma sicuramente accettabile.                        
Noi non abbiamo il piacere di conoscere molti astensionisti, per cui non siamo in grado di poter affermare se hanno favorito la coalizione di centro destra oppure quella di sinistra però, accettando l’ipotesi che l’astensione sia stata quasi perfettamente bipartisan, proviamo  per un momento a pensare allo stato d’animo di un paio di astenuti di entrambe le compagini di una regione come il Lazio.
L’astenuto “destrorso” vede vincere la compagine che ha liberamente ritenuto di non dover sostenere e si rende conto che la vittoria si è consolidata anche senza il suo voto. Praticamente è un elettore ininfluente, anzi, potremmo definirlo assolutamente  inutile ai fini di una decisione politica e forse nessuno si ricorderà della sua diserzione.
L’astenuto “sinistrorso” invece, vede vincere la compagine avversa e forse si chiede se non avrebbe fatto meglio ad andare a votare, non fosse altro che per ostacolare l’avversario. Sicuramente si è pentito della sua scelta anche se non l’ammetterà mai. Oggi ce lo immaginiamo mordersi le mani (magari adesso è arrivato fino al gomito).
Abbiamo letto dichiarazioni anarchiche affermare che “l’astensionismo è per la libertà di classe ed è necessario per non delegare la propria vita a nessuno”. Bene, ma forse non si sono  accorti che durante il loro astensionismo il mondo è andato avanti e qualcun altro ha preso, o sta per prendere, delle decisioni anche per loro.
Alcuni anni orsono un cantautore meneghino strimpellava: “la libertà è partecipazione”, quindi solo chi partecipa è libero; se gli altri preferiscono essere prigionieri della loro immagine anarchica evidentemente tanto liberi non sono.
Ma non sarà che la presuntuosa purezza dell’animo astensionista sia una semplice manifestazione di egocentrismo del tipo “così mi notano di più”?

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Renato Magrelli [foldergallery folder=”cms/file/BLOG/1534/” title=”1534″]

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