Una lettera d’amore in un tempo di email

Una lettera d'amore in un tempo di email



In un’epoca che ha dimenticato l’essenziale, dirottando sul superfluo, persino l’ amore risente degli effetti di una comunicazione frenetica. Soffriamo tutti di una bulimia “emotiva”: una malsana voglia di comunicare, di tenersi in contatto, di raccontarsi al tal punto da cedere nel troppo. L’effetto dei social ci induce a sovraccaricare i rapporti , a banalizzare i sentimenti dietro emoticon.

Eppure le emozioni non andrebbero riassunte cosi frettolosamente

Poiché per loro natura,  sono variopinte e complesse e per nulla idonee ad essere scambiate con chiunque. Dovremmo tutti fermarci e provare a chiederci con chi sia giusto , ad esempio, condividere la bellezza di un tramonto.

Se chiudessi gli occhi ora, adesso, starei guardando un tramonto a due passi dalla Torre Eiffel, respirando un insolito profumo di lavanda che si mescola , complice una strana alchimia, con l’ odore di baguette. Se scattassi questa istantanea immaginaria , saprei che non è da tutti fermarsi ad osservarla con minuziosa attenzione. Condividerla su Whatsapp , ad esempio, potrebbe essere persino deleterio,

Alcuni dei miei contatti si limiterebbero ad un semplice e scontato “bellissimo”. Pochi, forse pochissimi, proverebbero a guardarla con i miei occhi.

Soltanto quelli che mi vogliono veramente bene, forse, riuscirebbero a sentire il nodo in gola, le farfalle nello stomaco, la meraviglia disegnata nelle pupille e la mia paura di non meritare la felicità.

Perché la sublime arte di condividere non è più tale?

Perché questa società intende commercializzare l’ immateriale ?

I beni intangibili dovrebbero essere salvaguardati e invece si sviliscono a semplici prodotti con prezzi accessibili a tutti. Condividiamo tutto con tutti e poi , effetto dei paradossi ottici, non riusciamo a spogliarci delle nostre paure dinanzi ad occhi che chiedono di riflettersi nei nostri.

Siamo nell’ era dove ci si spoglia più che noia che per voglia, nel tempo dove, volenti o nolenti siamo tutti affetti dalla sindrome di Battisti.  “ Voler restare e invece andare via” complice l’assurda e umana paura di innamorarsi troppo.  Siamo diventati tutti troppo codardi nei legami. Se stringiamo poco la corda, ci sentiamo soli ; diversamente,  se invece troppo ci  sentiamo soffocare.

Abbiamo mani ferite da amori perduti , che come pietre, hanno calpestato cuori.

Non riusciamo ad essere ubriachi di fiducia per riuscire ad “uscirne indenni” pur  essendo in due.

Perché oggi è già fin troppo arduo reggere la propria paura,  provare a rimare in equilibrio, come acrobati inesperti, sul filo della vita tra lavoro e passione, tra dovere e diletto, tra tutto e niente, tra il troppo e il nulla, è un investimento troppo rischioso per il nostro portafoglio emotivo.

Il mondo è pieno di aborti emotivi: amori diventati passato senza essere neppure presente.

Sentimenti sbagliati,o contrariamente, troppi giusti per salire sul treno della vita.

Dove il tuo film scorre veloce, troppo o tanto, e tu non riesci a mettere rewind.

E intanto ci ripensi, di tanto in tanto quando il ritmo rallenta e la città si scolora al buio, al quel bacio troppo smielato da divenire veleno. E mentre il cuscino porta i segni di una nuova battaglia interiore, combattuta con veemenza, le labbra sibilline impastano parole al miele : mi manchi, perduto amore”. La sveglia suona con pesantezza e quel dolore, complice una notte vissuta di pancia,  svanisce con l’ alba che colora la città.  Si ritorna agli eccessi, al comunicare di getto senza né pudore né fobie da manuali di psicologia .  La normalità ci vuole eroi  con sorrisi pre-confezionati, bulimici di parole,  che malgrado inutili

diventano conversazioni quotidiane.  Eppure nel frastuono degli eccessi, vi sono lettere d’ amore mai scritte che vorrebbero implorare di diventare carta.

Che chiederebbero, con gli occhi supplichevoli, di essere lette con minuziosa passione.

Che pretenderebbero, se solo riuscissero a non tremare,  di essere maneggiati da lettori lungimiranti.

Osservatori sagaci e paladini del “dovere”, pronti a rispettare l’ ortografia e persino nostalgici del perduto piacere della calligrafia.

Perché più si è affetti dalla bulimia comunicativa , meno si presta attenzione a quei minuscoli dettagli , talmente insignificanti,  da essere tutto.

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1 Commento

  1. Quanta tristezza,quanta delusione,quanta amarezza in una ragazza di trenta anni. Tutto ciò crea dispiacere,empatia,ma crea anche forte indignazione per come è ridotta la nostra società che vive di ” like . Una società studiata ,orientata ,guidata e usata da algoritmi di social network.Stiamo rinunciando alla nostra capacità creativa e comunicativa ,siamo controllati dai media e perdiamo ogni partecipazione umana confluendo in una massa teleguidata.

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