Se Israele “gioca” con esseri umani affamati in fila, allora siamo davanti a qualcosa di più feroce di un crimine di guerra, siamo davanti a una disumanizzazione programmata.
Affamare un popolo, lasciarlo disperato al punto da correre dietro a un camion di aiuti, e poi trasformare quella speranza in un’occasione di umiliazione o di morte non è solo strategia militare, è tortura morale.
Disumani
Chi tiene in ostaggio il pane, chi usa la fame come arma di guerra, chi decide se un bambino mangerà o no in base a un calcolo politico, o ad un mero “gioco” sta annientando ogni residuo di umanità.
La fame è un confine che nessun esercito, nessun governo, nessuna causa dovrebbe mai oltrepassare, perché significa trasformare la vita stessa in merce di scambio, la dignità in bersaglio.
Questo non è “difendersi”.
Questo è ridurre uomini, donne e bambini a cavie della crudeltà, a pedine da spostare e calpestare.
E quando la fame diventa spettacolo, quando la fila per un sacco di farina diventa una trappola, allora non resta più nemmeno la maschera