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Ovadia: “L’antisemitismo è un crimine, Netanyahu stia zitto. Crosetto e il governo vengano in tribunale se hanno dignità”

Moni Ovadia sul 7 ottobre: “Reazione a decenni di oppressione. Netanyahu non aspettava altro”

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“L’antisemitismo è un crimine, e il crimine diventa veramente pericoloso quando è assunto da un governo autoritario”. Con queste parole Moni Ovadia, scrittore e regista, è intervenuto su Radio Cusano Campus nel corso del programma “Battitori Liberi”, condotto da Gianluca Fabi e Savino Balzano, affrontando il tema dell’antisemitismo e il conflitto israelo-palestinese con toni duri e senza mediazioni.

Nel suo intervento Ovadia ha distinto tra l’antisemitismo come crimine e la responsabilità politica dei governi, criticando apertamente il premier israeliano Benjamin Netanyahu e la posizione dell’esecutivo italiano.

Antisemitismo, governi e conflitto in Medio Oriente

“L’antisemitismo è un crimine, e il crimine diventa veramente pericoloso quando è assunto da un governo autoritario, come nel caso dei nazisti. Quello di Sydney è un attentato fatto da lupi solitari, ma per condannarli bisogna avere la credibilità per farlo e sostenere nella quotidianità la legalità internazionale”, ha affermato Ovadia.

Nel suo intervento, l’artista ha rivolto parole particolarmente dure al premier israeliano: “Netanyahu stia zitto, che razza di condanna è la sua, lui che ha scatenato un genocidio contro un popolo martoriato da decenni e che persiste nel suo genocidio in maniera subdola. E anche i sionisti che lo sostengono se ne stiano zitti”.

Ovadia ha poi citato i governi che, a suo giudizio, hanno assunto una posizione più netta sul conflitto: “Io rispetto il governo spagnolo, quello irlandese, quelli che simbolicamente hanno riconosciuto lo Stato di Palestina, per dire che non accettano l’occupazione sionista in quelle terre che non appartengono a Israele, ma sono dei palestinesi”.

Le accuse al governo italiano e il ruolo dei tribunali internazionali

Nel proseguire il suo intervento, Ovadia ha chiamato in causa direttamente l’esecutivo italiano e il ministro della Difesa: “Se il ministro Crosetto e il governo di cui fa parte hanno veramente dignità vengano in tribunale, sarà il tribunale penale internazionale a giudicare se loro sono stati o no complici del genocidio”.

Secondo Ovadia, la responsabilità non riguarderebbe soltanto l’Italia: “È stato complice chiunque, non solo il governo italiano. Porterei a giudizio tutti coloro che hanno taciuto per mesi mentre il popolo palestinese veniva sterminato senza pietà, limitandosi a parole generiche”.

Nel suo intervento conclusivo, Ovadia ha espresso un giudizio severo sulla politica estera italiana: “L’Italia non ha avuto coraggio, perché siamo ancora la vecchia Italietta che si barcamena. Non ha condannato il genocidio perché obbedisce agli americani. Quello è un genocidio”.

Lo scrittore ha infine espresso una speranza per il futuro: “Mi auguro che arrivi un giorno in cui un governo israeliano riconosca le proprie colpe e provveda a ripararle. Sarà meraviglioso quel giorno, ma finché ci sarà l’ideologia sionista che dice ‘questa terra è nostra, ce l’ha data Dio’, ci saranno solo morti e fiumi di sangue”.

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