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Crisanti: “Concorsi universitari pilotati e Covid ormai problema individuale, non sociale”

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Il sistema universitario italiano è afflitto da una crisi strutturale che penalizza il merito e scoraggia il talento, mentre il Covid-19 non rappresenta più un’emergenza collettiva ma una questione legata alle scelte individuali. È il quadro tracciato dal professor Andrea Crisanti nel corso del suo intervento alla trasmissione “Calibro 9” su Radio Cusano Campus, dove ha affrontato temi che spaziano dall’università alla sanità pubblica.

Le dichiarazioni del virologo ed ex protagonista della gestione pandemica hanno acceso nuovamente il dibattito su due fronti cruciali: il funzionamento dei concorsi accademici e il modo in cui la società dovrebbe oggi rapportarsi al Covid.

I concorsi universitari e la crisi del merito

“Tuttti i concorsi universitari che ho visto o di cui sono venuto a conoscenza erano pilotati. In quarant’anni non conosco un solo concorso in Italia di cui non si sapesse prima il vincitore”, ha affermato Crisanti senza mezzi termini. Un’accusa pesante, che secondo il professore fotografa una realtà diffusa e consolidata nel tempo.

Per Crisanti si tratta di una “vera piaga sociale”, capace di umiliare il talento e premiare il servilismo, con effetti profondi sul futuro della ricerca. A suo giudizio, questo sistema finisce per bloccare l’ascensore sociale e per sterilizzare la libertà e l’indipendenza dei ricercatori, compromettendo la qualità complessiva dell’università italiana.

Da qui la necessità, ribadita nel corso dell’intervento, di una riforma strutturale del sistema universitario, che sia realmente in grado di valorizzare merito e competenza, restituendo credibilità ai percorsi accademici e offrendo opportunità reali alle nuove generazioni di studiosi.

Covid, da emergenza collettiva a scelta individuale

Sul fronte sanitario, Crisanti ha proposto una lettura netta dell’attuale situazione pandemica. “Il Covid ce lo siamo lasciato alle spalle. Oggi non esiste più un problema sociale, ma un problema individuale”, ha spiegato, sottolineando come il contesto sia profondamente cambiato rispetto agli anni dell’emergenza.

Secondo il professore, la disponibilità di un vaccino aggiornato ogni anno rende la gestione del rischio una responsabilità personale. Chi sceglie di vaccinarsi lo fa consapevolmente, mentre chi decide di non farlo deve essere altrettanto consapevole dei rischi residui, soprattutto in presenza di età avanzata o fragilità cliniche. In questo senso, il Covid va trattato come una scelta individuale e non più come un’emergenza che richiede misure collettive straordinarie.

Mascherine e antibiotico-resistenza

Nel suo intervento, Crisanti ha affrontato anche il tema dell’uso delle mascherine, distinguendo nettamente tra prevenzione razionale e atteggiamenti dettati dalla paura. A suo avviso, l’uso dei dispositivi di protezione può essere giustificato solo se finalizzato a ridurre le infezioni da batteri resistenti agli antibiotici, che rappresentano oggi la vera emergenza negli ospedali italiani.

Se invece l’utilizzo delle mascherine è motivato esclusivamente da una “paranoia legata al Covid”, allora, secondo Crisanti, risulta sbagliato e privo di fondamento scientifico. Il virologo ha ricordato come la resistenza agli antibiotici sia un problema enorme, in particolare per i pazienti anziani e debilitati, e come il rischio di infezioni ospedaliere renda necessario limitare il più possibile la permanenza nelle strutture sanitarie.

Un sistema sotto pressione

Le parole di Crisanti restituiscono l’immagine di due sistemi sotto pressione, quello universitario e quello sanitario, chiamati entrambi a un cambiamento profondo. Da un lato, un’università che fatica a rinnovarsi e a premiare il merito; dall’altro, una sanità che deve spostare l’attenzione dalle emergenze del passato a sfide nuove e più insidiose, come l’antibiotico-resistenza.

Fonte: Radio Cusano Campus

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