Evasioni, risse, suicidi, diritti sotto terra, dignità lese, sovraffollamento, carenza di personale, strutture fatiscenti. In Italia come nel Lazio la vita nelle carceri è al limite del sopportabile: una realtà complicata, dura, per detenuti e guardie penitenziarie. Il problema ormai è atavico e le istituzioni faticano seriamente a risolverlo. Anzi. I numeri parlano da soli e le denunce mediatiche si sprecano. Secondo il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, ad esempio, il sistema delle carceri non regge più, “è farraginoso, e le evasioni ne sono la più evidente dimostrazione. Sono state tolte, ovunque, le sentinelle della Polizia Penitenziaria sulle mura di cinta delle carceri, e questo è gravissimo. I vertici dell’Amministrazione Penitenziaria hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto”. Ogni 9 giorni un detenuto si uccide in cella mentre ogni 24 ore ci sono in media 23 atti di autolesionismo e 3 suicidi in cella sventati dalle donne e dagli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria. Aggressioni, risse, rivolte e incendi sono all’ordine del giorno e i dati sulle presenze in carcere ci dicono che il numero delle presenze di detenuti in carcere è in molti casi in aumento. E il Corpo di Polizia Penitenziaria, che sta a contatto con i detenuti 24 ore al giorno ha carenze di organico pari ad oltre 7mila Agenti. “Solo nel 2016 abbiamo contato 6 evasioni da istituti penitenziari e 23 da detenuti ammessi a lavorare all’esterno”, dicono ancora le parti sociali. E nel Lazio? La situazione delle carceri è lo specchio riflesso di quella di tutta la Penisola. Come ricorda il Corriere della Sera, in una articolo di poche settimana fa, le celle sono sovraffollate: si contano circa 1000 detenuti in più rispetto alla capienza massima, con Regina Coeli e Rebibbia ad avere un pericoloso surplus di reclusi. A chiedere interventi più incisivi in termini di incremento di personale e investimenti economici sono anche numerosi esponenti politici, ma anche personaggi della società civile. Tra questi anche il presidente di Assotutela, Michel Maritato, che ammette: “La carceri di Roma traboccano e si negano ai detenuti i diritti essenziali della dignità mentre le guardie penitenziarie lavorano in condizioni difficilissime. Così non si può più andare avanti”.
Marco Montini
Commenta per primo