Fiumicino – Il Comune ricorda le stragi di mafia



Ieri presso l’aula consiliare si è tenuta la cerimonia dedicata ai giudici Falcone e Borsellino e alle vittime che morirono nelle stragi di Capaci e via D’Amelio. Oltre alle forze dell’ordine erano presenti anche molti ragazzi delle scuole di Fiumicino. L’evento è stato organizzato dall’Associazione Acis “Contro tutte le mafie” con il patrocinio del Comune, ed ha visto la partecipazione per l’Amministrazione Comunale del Presidente del Consiglio Michela Califano, del Vicesindaco Ass. Annamaria Anselmi e del Delegato alla Sicurezza Raffaele Megna.

Alla commemorazione hanno preso parte anche i rappresentanti di tutte le forze dell’ordine territoriali, Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Locale e Capitaneria di Porto e gli alunni della sezione musicale della Scuola Media Porto Romano di Fiumicino. Il vicesindaco Anselmi ha tenuto a sottolineare come l’Amministrazione PD, il 30 luglio scorso, aveva sottoscritto l’adesione ad Avviso Pubblico dicendo ufficialmente No alla mafia”. 

“Voglio sostenere un vecchio progetto dell’ACIS: a spese del Comune una stele da collocarsi a Fiumicino, che ricordi tutti i morti di mafia – ha dichiarato Megna – Lo scorso anno ho partecipato, appena nominato alla deposizione di una corona d’alloro presso Largo Falcone. Credo che lo sforzo dell’ACIS di tenere alta la bandiera della legalità e della lotta alle mafie, anche con un gesto simbolico come la deposizione di una corona, possa trovare una maggiore dignità se questo gesto avviene davanti ad un monumento commemorativo”.

“Momenti come questi  – conclude o la Califano – devono farci riflettere per rinnovare un giuramento di impegno civile. Il mio pensiero oggi non va solo a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma a tutti gli uomini dello Stato giustiziati dalla mafia: Pio La Torre e Rosario Di Salvo, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Emanuela Setti Carraro. Ancora oggi il ruolo delle mafie nell’economia non può dirsi marginale ma al contrario attivo. La mafia si insinua, corrompe l’economia legale. In Sicilia, come nel resto d’Italia, la vecchia mafia si è trasformata in azienda, vestendosi in giacca e cravatta: appalti nei lavori pubblici con impiego di lavoro nero, costruzioni immobiliari abusive, traffico internazionale delle droghe, racket su attività economiche lecite, riciclaggio di denaro sporco. L’organizzazione mafiosa cambia, si adatta ai mercati, sfrutta la crisi economica e la disoccupazione galoppante grazie al suo immenso potere economico”. (QUI l’intera dichiarazione di Michela Califano)

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