CERVETERI – A BRUXELLES TANTE CHIACCHIERE MA POCHI FATTI



È in arrivo la nuova etichetta che introduce l’indicazione del Paese d’origine dei prodotti che approderanno sulle nostre tavole, ma è già preceduta dalle solite inutili polemiche. A quanto pare, i prodotti alimentari dovranno riportare obbligatoriamente il nome del Paese di provenienza e le informazioni nutritive. Fino a qui è tutto normale, anche perché è un nostro diritto in quanto consumatori. Inoltre, la Commissione Ambiente, ha stabilito che le informazioni nutritive dovranno essere indicate sulla parte posteriore della confezione, informazioni quali quantità, contenuto energetico dei grassi saturi, zuccheri, sali, proteine, carboidrati e grassi transgenici. La relatrice del rapporto, ovvero l’Eurodeputata Renate Sommer, ha sollevato parecchi dubbi sull’utilità, per i consumatori, di questa nuova identificazione dei prodotti: ha affermato, infatti, che per alcuni prodotti i luoghi d’origine delle materie prime sono più di uno ed indicarli tutti non aiuterebbe di certo i consumatori nella scelta. Ad esempio, se per confezionare della marmellata è stata impiegata frutta proveniente da venti Paesi, cosa si dovrebbe fare? Inserire tutti e venti i Paesi? In questa maniera gli unici a giovarne sarebbero i proprietari delle grandi imprese e i cittadini avrebbero ancora più difficoltà a scegliere cosa mangiare a causa dei dubbi sulla qualità dei prodotti. La Sommer ha inoltre dichiarato che qualche suo collega ha votato per l’approvazione di questa etichettatura a favore del proprio Paese per ovvi scopi commerciali. La relatrice non è stata l’unica a porsi questo problema. Infatti, tra gli Eurodeputati molti lamentano il fatto che queste informazioni siano poco visibili. L’inglese Willmott si dichiara addirittura deluso poiché in questo modo le persone non potranno sapere immediatamente cosa mangiano. Lo svedese Schlyter denuncia nientemeno che un tentativo di nascondere le informazioni. Infine, Goyens afferma che non è possibile che i consumatori debbano perder tempo a girare la confezione per cercare le informazioni nutritive che cerca. Quando ho appreso la notizia, mi sono venuti in mente molti prodotti che effettivamente riportano tutt’oggi le informazioni nutritive sul retro. Qual ‘è il problema? è da tempo che stiamo aspettando un’etichettatura che ci tuteli dai cibi di scarsa qualità e che ci rassicuri, quindi, sulla provenienza degli stessi. Alla Commissione Europea preme così tanto il non farci sforzare a girare una confezione di una marmellata piuttosto che un’altra? E noi? Per noi, come sempre, le chiacchiere stanno a zero. Ci rimane solo che attendere la sessione finale che si terrà a Strasburgo a luglio per sapere se qualche Eurodeputato avrà avuto almeno un lampo di genio.

Emanuele Lopes,
Responsabile de La Lega della Terra Cerveteri
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