Referendum: il grande bluff



Domenica prossima saremo chiamati a votare per uno dei numerosi referendum che alcuni politici nazionali propongono continuamente. E come in quasi tutte le consultazioni passate difficilmente i cittadini capiscono effettivamente cosa si va a decidere.
Io stesso che mi reputo un cittadino informato fino alle elezioni europee non ho trovato molte informazioni sui mezzi di comunicazione rispetto all’effettivo testo dei quesiti referendari, né sapevo quanti fossero. Superati i due o tre giorni in cui i palinsesti si occupano esclusivamente dell’analisi del voto, ecco comparire gli spot elettorali che descrivono i tre quesiti.
Leggo bene i quesiti referendari, e cerco di riflettere. Ma di cosa stiamo parlando? Cosa cambierà nel caso in cui i referendum modifichino la legge Calderoli?
Assolutamente nulla sul piano pratico. Almeno per quanto riguarda i primi due quesiti.
La dicitura “la coalizione di liste o la singola lista”, diventa “la singola lista”. Nessuno però potrà impedire alle due coalizioni maggiori (PDL e lega da una parte e PD con Italia dei Valori dall’altra) di presentare una sola lista, tanto una volta eletti non c’è nessun regolamento parlamentare che impedisce la creazione di due diversi gruppi alla camera o al senato.
L’unico referendum che ha senso è il terzo, che impedisce di candidarsi in più circoscrizioni, così eviteremo di vedere in ogni circoscrizione ripetersi i nomi dei leader di partito, o dei famosi notabili che hanno un richiamo superiore rispetto ad altri candidati, e che il giorno dopo le elezioni risultano eletti in 7, 8 o 10 circoscrizioni, con obbligata rinuncia e relative raccomandazioni da parte dei non eletti per “liberare” il posto nella propria circoscrizione.
Peccato che non è stato presentato un quesito referendario che ripristina per le elezioni politiche le preferenze, sembra non fosse stato possibile fare ciò, quindi dovremmo continuare a tenerci le liste decise dalle segreterie dei partiti.

Silvio Rossi

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