Roma, Foibe, Roma Futura: “Ricordare significa rendere giustizia a chi a subito violenza”

Foibe

“L’espulsione dei Giuliano-Dalmati è una delle conseguenze tragiche della Seconda Guerra Mondiale e del mutamento dei confini nel dopoguerra a seguito alla sconfitta dell’Italia a cui ci portò la dittatura fascista. Riconoscere questa tragedia non significa alimentare divisioni e soprattutto non deve dare luogo a strumentalizzazioni ideologiche, ma serve a rendere giustizia a chi ha subìto l’esilio e la violenza” dichiarano i Consiglieri capitolini di Roma Futura Giovanni Caudo e Tiziana Biolghini.

Tradire la sofferenza reale delle vittime

“Non vogliamo che il ricordo di una tragedia umana venga piegato a logiche politiche che tradiscono la sofferenza reale delle vittime. Roma Futura, in questa seduta straordinaria dell’Assemblea Capitolina nel quartiere Giuliano-Dalmata, ha voluto affermare con forza che ogni ingiustizia e ogni persecuzione devono essere condannate, senza ambiguità e senza strumentalizzazioni. La legge della forza, della guerra e della violenza non fa crescere e proliferare le nostre comunità.

Oggi più che mai è necessario ribadirlo, perché, mentre la guerra torna in Europa e nel mondo, mentre vediamo ancora civili costretti alla fuga, città distrutte e popoli dilaniati dall’odio, la memoria di ciò che accadde ai Giuliano-Dalmati deve servirci da monito. Le tragedie del passato non sono fantasmi lontani: sono lezioni che ci impongono di agire nel presente, di opporci a ogni forma di pulizia etnica, di espulsione e di persecuzione. Di opporci a ogni ingiustizia o tentativo discriminazione tra popoli. Ricordare significa costruire un futuro in cui la convivenza prevalga sulla sopraffazione, in cui nessuna comunità debba più subire l’orrore dell’esilio e della guerra.

Che il sacrificio di chi ha perso tutto sia oggi un faro, ci guidi nelle scelte di oggi e che sia un riparo per la nostra coscienza e rinsaldi i nostri ideali di giustizia e di uguaglianza che sono il fondamento della Costituzione dell’Italia democratica” concludono Caudo e Biolghini.

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