La sfiducia all’assessora Valentina Prodon non è passata, ma l’onda d’urto politica continua a scuotere il Partito Democratico del Municipio X. La decisione di sospendere Margherita Welyam e Raffaele Biondo, rispettivamente capogruppo e consigliere, segna uno dei momenti più delicati della consiliatura Falconi e rende evidente come dietro una votazione solo apparentemente tecnica si nasconda un confronto molto più profondo sugli equilibri interni del PD lidense.
La sfiducia mancata, ma il segnale politico è arrivato
La mozione di sfiducia a Prodon, vicepresidente del Municipio, non ha ottenuto i numeri per passare. Eppure, la seduta ha rivelato una frattura netta dentro il gruppo democratico: Welyam che lascia l’aula, Biondo che non solo resta ma interviene a sostegno delle ragioni dell’opposizione. E mentre i due pagano con provvedimenti disciplinari pesanti — tre mesi lei, otto lui — restano senza sanzioni Marco Belmonte e Valentina Proietti, esponenti vicini ad AreaDem, assenti al momento cruciale del voto.
Un dettaglio che non passa inosservato e che molti, nel partito, leggono come l’ennesimo segnale di un equilibrio interno tutt’altro che semplice.
La commissione di garanzia interviene: procedura rapida, tempistiche “politiche”
La sospensione è stata decisa dalla commissione di garanzia regionale, dopo una convocazione arrivata il 19 novembre, lo stesso giorno in cui RomaToday pubblicava le pagelle politiche dei municipi. A chiedere l’apertura del procedimento sono stati due circoli del territorio, segnando l’ingresso del caso nella dimensione più ampia della dialettica interna al PD romano.
Il voto di sfiducia risale a due settimane prima e l’udienza per ascoltare le parti si è svolta il 2 dicembre. Il giorno dopo è arrivato il verdetto: sospensione per entrambi e nessun provvedimento per gli assenti di AreaDem. Tempistiche rapide, viste da molti come il tentativo di ristabilire disciplina interna in un partito che nel X Municipio vive dinamiche di frizione da inizio mandato.
Per il gruppo PD si apre ora un bivio
Welyam e Biondo restano in carica come consiglieri, salvo eventuale votazione interna del gruppo municipale che potrebbe decidere diversamente. Sul tavolo resta anche la questione del ruolo di capogruppo: senza una sfiducia interna, Welyam resta formalmente in carica, ma la situazione politica rende il futuro della sua leadership incerto.
La sospensione riporta alla memoria l’episodio dell’inizio mandato, quando i due si incatenarono in aula protestando contro la composizione della giunta Falconi. Una ferita mai del tutto rimarginata e che oggi torna a fare rumore.
Le ricadute sulla maggioranza Falconi
Sul piano politico complessivo, la vicenda apre un fronte delicato per la maggioranza del Municipio X. Il PD è la forza trainante dello schieramento, e un partito diviso rischia di complicare l’azione amministrativa. Per ora non si registrano scossoni nella giunta, ma il clima interno ai democratici è teso e i prossimi giorni saranno decisivi per capire se la frattura resterà circoscritta o se produrrà effetti più ampi.
La domanda che circola tra gli addetti ai lavori è se il caso Prodon sia solo un episodio isolato o il sintomo di un conflitto più profondo tra le varie aree politiche del PD locale, in un territorio tradizionalmente difficile e politicamente competitivo come Ostia.
Un partito che cerca una nuova rotta
Il PD lidense si trova così davanti a un bivio: ricomporre rapidamente la frattura oppure assistere a un progressivo logoramento interno che potrebbe indebolire la maggioranza proprio mentre il Municipio affronta dossier pesanti su ambiente, decoro, sicurezza e servizi.
Il voto su Prodon, pur non avendo modificato l’assetto della giunta, diventa così il punto di partenza di una battaglia politica più grande, che mette in discussione leadership, equilibri interni e strategie future del centrosinistra nel territorio lidense.











