Il convegno “Dignitas Curae: per un nuovo Umanesimo nella Ricerca. Il volto della cura per la sanità del futuro”, organizzato da Aristea International presso l’Università Guglielmo Marconi di Roma con il contributo non condizionante di Gilead Sciences, ha acceso i riflettori sull’urgenza di contrastare le malattie infettive che colpiscono le persone più fragili. Nel corso dell’incontro è emersa la necessità di ampliare screening, prevenzione e percorsi di cura attraverso test rapidi e un coinvolgimento più strutturato dei medici di famiglia. Il confronto, che ha riunito scienza, istituzioni e realtà sociali, si è svolto nell’ambito della IX Giornata dei poveri.
Le criticità emerse e le fasce più esposte
Roma. Sconfiggere le malattie infettive dei poveri e dei bisognosi, come epatiti, tubercolosi o HIV. Estendendo gli screening e puntando sulla prevenzione, con test rapidi e l’intervento dei medici di famiglia anche in questa fetta di popolazione particolarmente a rischio. Si è discusso di questo oggi nel corso del convegno, che ha riunito nell’ateneo di Prati uomini di scienza e di fede, medici, istituzioni, clinici e volontari.
Perché mentre il Giubileo volge al termine, emerge un dato che preoccupa: una parte significativa delle persone più fragili è sempre più esposta a infezioni e patologie di varia natura. Senza diagnosi adeguate non vi è assistenza, presa in carico e, pur in presenza di trattamenti estremamente efficaci, le opportune terapie non vengono somministrate.
Le malattie infettive “invisibili” e l’urgenza della prevenzione
“Tra persone senza fissa dimora, con dipendenze, migranti, detenuti e cittadini in condizioni di grave marginalità, HIV, epatiti virali, tubercolosi e malattie cardiovascolari – è stato spiegato – rimangono spesso non diagnosticate, per poi presentarsi in fase avanzata. Una situazione che potrebbe essere evitata con screening gratuiti, test rapidi e percorsi di prevenzione”.
La fotografia emersa dall’anno giubilare e dal confronto tra medici, istituzioni e realtà sociali è chiara: la prevenzione salva la vita solo se riesce a raggiungere chi oggi è invisibile ai servizi. Per questo i partecipanti hanno concordato sulla necessità di trasformare in linee strutturali le esperienze maturate in questi mesi. Le priorità riguardano l’ampliamento degli screening territoriali per HIV, epatiti, TBC e patologie cardiovascolari; il potenziamento di ambulatori solidali e interventi mobili; il rafforzamento della cooperazione tra SSN, volontariato e terzo settore; un maggiore impegno per superare stigma e barriere culturali.
Le potenzialità delle terapie disponibili e il nodo delle diagnosi tardive
Durante l’incontro è stato ribadito come la scienza abbia ormai messo a disposizione strumenti molto potenti: antivirali ad azione diretta capaci di eradicare l’epatite C in poche settimane, terapie in grado di controllare l’epatite B e l’epatite Delta, trattamenti antiretrovirali che, se avviati per tempo, possono cronicizzare l’infezione da HIV, azzerare la trasmissibilità del virus e garantire una qualità di vita soddisfacente.
“Oggi – ha sottolineato il professor Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit e membro del Consiglio superiore di sanità – disponiamo di trattamenti capaci di guarire l’epatite C, controllare efficacemente le epatiti B e Delta, mentre possiamo trasformare l’HIV in una condizione cronica non trasmissibile. Eppure continuiamo a riscontrare diagnosi tardive, con numerose difficoltà a far emergere il sommerso di queste infezioni che possono rimanere a lungo latenti prima di manifestare gli effetti più nefasti. Le epatiti virali possono condurre a cirrosi ed epatocarcinoma; l’HIV può evolvere in AIDS. Il problema è dunque raggiungere chi non arriva ai servizi: servono screening gratuiti e diffusi”.
Medicina di prossimità e iniziative sul territorio
Le “Domeniche del Cuore”, iniziativa della fondazione Dignitas Curae, rappresentano un modello concreto di medicina di prossimità: cardiologi e volontari portano competenze e apparecchiature nei luoghi della marginalità. “Ogni volta intercettiamo persone con patologie cardiache gravi che ignoravano di averle – ha spiegato il professor Massimo Massetti – Povertà e isolamento impediscono anche solo di farsi visitare. Per questo continuiamo a scendere in strada: nel 2026 aumenteremo le tappe a Roma e in altre città. Il nostro obiettivo è umanizzare le cure”.
Proprio per il prossimo anno, ai cardiologi si uniranno anche i medici di medicina generale con la Simg e gli infettivologi della Simit.
Il riferimento al Manifesto per la Dignitas Curae, firmato da Papa Francesco, dal Presidente Mattarella e da rappresentanti del mondo sanitario, ha offerto una chiave più ampia. “La cura non è solo trattamento: è relazione, accoglienza, presa in carico – ha ricordato monsignor Mauro Cozzoli – Una medicina frammentata rischia di vedere la malattia e non il malato. La dignità della persona comporta la dignità della cura”.
Il ruolo della medicina generale, delle istituzioni e della società civile
In questo progetto la medicina generale si è confermata in prima linea nell’intercettare chi vive fuori dai percorsi istituzionali. “Noi medici di famiglia siamo stati in piazza San Pietro, con i camper, negli ambulatori solidali: il nostro compito è stare vicino a chi non ha voce – ha detto Loris Pagano – Abbiamo sempre cercato di ampliare gli screening per patologie infettive come HIV e HCV e per malattie croniche”.
“Rendere accessibili test rapidi, anonimi e gratuiti è essenziale affinché chi ha in corso un’infezione venga avviato tempestivamente a terapie efficaci – ha dichiarato Frederico da Silva, general manager & VP Gilead Sciences Italia – Occorre costruire sinergie tra ospedali, territorio e realtà sociali”.
Il convegno si è aperto con un’analisi del concetto di “Dignitas curae” del cardinale Matteo Maria Zuppi, di monsignor Cozzoli, di Maria Rosaria Campitiello del ministero della Salute. Sul ruolo delle istituzioni sono intervenuti senatori e deputati, oltre ai contributi di rappresentanti dell’ISS, della Caritas, del volontariato e della società civile. Nella sessione scientifica hanno preso parte numerosi clinici e professionisti, mentre la moderazione è stata affidata al giornalista scientifico Daniel Della Seta.











