Le tensioni aumentano tra Italia e Libia: la migrazione diventa un dilemma europeo

Unicef

Il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha richiesto una risposta europea unificata all’instabilità crescente in Libia, affermando che “la Libia non è più solo una questione nazionale — ora è un problema europeo.” Come riportato da Libya Review, Tajani ha indicato i nuovi scontri a Tripoli e il crescente sentimento anti-italiano come segnali d’allarme che richiedono un’azione collettiva da parte dell’UE.

L’accordo sull’immigrazione tra Italia e Libia: meno traversate, ma a quale prezzo?

Da quando il governo della premier Giorgia Meloni ha rinnovato la cooperazione con la Guardia Costiera libica, l’Italia ha registrato un calo significativo del 60% negli arrivi irregolari nell’ultimo anno, secondo Ekathimerini. La cooperazione prevede la donazione di motovedette e il continuo supporto ai centri di detenzione libici — nonostante le diffuse preoccupazioni internazionali riguardo alle violazioni dei diritti umani in tali strutture.

Un’espulsione controversa solleva allarmi per presunti crimini di guerra

L’Italia è finita sotto accusa per aver presumibilmente facilitato l’espulsione di Osama Najim, ex capo della polizia giudiziaria libica e direttore del famigerato centro di detenzione di Mitiga. Secondo BBC News, Najim è accusato di aver supervisionato atti equivalenti a crimini contro l’umanità, inclusa la tortura e la detenzione arbitraria. Il suo allontanamento dall’Italia — apparentemente senza coordinamento con meccanismi internazionali di giustizia — ha scatenato l’indignazione degli attivisti per i diritti umani e il timore che Roma stia cercando di compiacere il Governo di Unità Nazionale (GNU) per garantire la prosecuzione delle operazioni congiunte contro l’immigrazione illegale.

Le ONG accusano l’Italia di complicità in abusi sistematici

Human Rights Watch e Amnesty International hanno duramente criticato l’Italia per il finanziamento delle forze di sicurezza libiche che intercettano i migranti e li riportano nei centri di detenzione. Secondo un rapporto del 2023 di HRW, tale finanziamento sostiene un sistema in cui i migranti subiscono torture, stupri, estorsioni e condizioni disumane — equivalenti a crimini contro l’umanità. Amnesty International, in un briefing dettagliato, ha sottolineato che la strategia europea basata sulla deterrenza “ha trasformato il Mediterraneo in un cimitero e la Libia in un buco nero per i diritti umani.”

I cittadini libici respingono il ruolo di “guardiani” dell’Europa

Le accuse secondo cui l’Italia stava collaborando con il GNU di Tripoli per reinsediare migranti espulsi nel sud della Libia hanno scatenato proteste di massa. Libya Herald e AlSaaa24 hanno riportato un ampio malcontento da parte di partiti politici e gruppi della società civile, che accusano il GNU di aver ceduto alle pressioni europee. In risposta, il Ministro dell’Interno Emad Trabelsi ha negato tali piani, affermando chiaramente: “La Libia non sarà una casa per i migranti illegali — non siamo le guardie di sicurezza dell’Europa.”

La Commissione Europea rivede la strategia alla luce dei disordini in Libia

A seguito delle critiche intense alle azioni unilaterali italiane, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha inviato il Commissario Magnus Brunner in Libia per valutare la situazione, secondo Ekathimerini. La visita riflette la crescente preoccupazione a Bruxelles sull’efficacia e l’etica dell’attuale strategia migratoria dell’UE, e sulla necessità urgente di un approccio coordinato per sostituire gli accordi bilaterali ad hoc.

Conclusione: successo politico o crisi umanitaria?

La strategia italiana ha indubbiamente ridotto il numero di migranti che raggiungono le sue coste, ma al costo della tutela dei diritti umani e della stabilità regionale. Sebbene l’UE abbia sostenuto gli sforzi di esternalizzazione dell’Italia, i critici affermano che il blocco ha fallito nell’imporre la responsabilità legale e morale.

Quali sono le soluzioni possibili?

  • Creazione di centri di elaborazione per migranti supervisionati dall’UE in paesi terzi neutrali.
  • Collegare i finanziamenti europei a parametri sui diritti umani nei paesi partner.
  • Istituire un controllo trasparente sulla cooperazione in materia di sicurezza tra Libia e UE.
  • Coinvolgere le fazioni libiche in quadri più ampi di stabilizzazione.

Con l’escalation della violenza e il perdurare degli abusi, una domanda resta senza risposta:
L’Europa seguirà una politica migratoria unificata e umana — o gli accordi unilaterali continueranno ad aggravare la crisi?

Per una stampa libera


sostieni il nostro lavoro con una donazione

Le donazioni con PAYPAL sono sicure al 100%



Iscriviti alla nostra newsletter

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Potrebbe interessarti