Di Maio: “Noi parliamo della realtà, loro continuino pure a farsi gli applausi a vicenda”



In queste ultime settimane non ho sentito parlare che di crescita, di un’Italia in ripresa con grandi prospettive e di un Paese all’altezza delle grandi sfide. A sentire Renzi e Gentiloni siamo in gran forma, la luce in fondo al tunnel è sempre più vicina e presto torneremo ad essere tra i più competitivi in Europa. Sono dieci anni che sentiamo gli stessi discorsi. Li ha inaugurati Mario Monti, ricordate? E poi i risultati si sono visti. Il problema è che tra le loro parole e la realtà dei fatti la distanza è netta. Perché si può anche scegliere di celebrare un timido, piccolo passo in avanti come se fosse una medaglia olimpica (peraltro mentre il debito pubblico continua ad aumentare: a giugno ha superato i 2.281 miliardi), ma poi i nodi vengono al pettine, i cittadini non li inganni con qualche slogan buttato lì. E l’Eurostat, non a caso, viene a dirti che dopo 15 anni torna a salire il numero dei giovani italiani che si fermano alla terza media. Giovani, dunque, che si aprono direttamente al mondo del lavoro o che rinunciano agli studi delle scuole superiori.

È un dato che preoccupa e non poco. È un dato che deve far riflettere, altro che stime del Pil, perché indica vari aspetti che a molti fa comodo ignorare. Il primo è che ci sono milioni di famiglie che vivono sotto la soglia di povertà e che spingono i propri figli nel mondo del lavoro per dare una mano in casa, come accadeva un tempo. Sia chiaro, ce ne sono altrettante che faticano duramente per l’istruzione dei propri ragazzi, ma a volte non basta. Perché? Questo dobbiamo domandarci! E qui veniamo al secondo aspetto: lo scoraggiamento, la sfiducia verso un Paese che non ti offre più opportunità. O sei “figlio di” oppure resti dove sei, non c’è più spazio. Ci sono delle eccezioni per fortuna, ma la situazione generale è drammatica, l’ascensore sociale è bloccato, o si muove solo verso i piani bassi, e gran parte degli indicatori interni oggi fotografano la cristallizzazione di una società immobile. Ecco, invece di portare a trionfo una crescita quasi impercettibile, forse faremmo bene a chiederci perché molti dei nostri giovani oggi si fermano, o peggio ancora decidono di voltarsi e tornare indietro.

Io stesso durante gli studi universitari ho iniziato a perdere fiducia nelle possibilità di sbocco lavorativo che poteva offrirmi questo Paese, vedevo che intanto il mercato del lavoro e delle aziende accelerava bruscamente. Ero davanti ad una scelta: completare gli studi o investire le mie energie nel settore emergente del momento, fondando un’agenzia specializzata in web marketing insieme ad alcuni coetanei. Di fronte a questa scelta, lo ricordo benissimo, riuscire a coniugare le due cose non fu affatto facile, al contrario. In ogni caso mi decisi ad avviare l’azienda insieme a degli amici, per mia personale volontà, e pian piano riuscimmo a realizzare il nostro progetto, nato senza di me pochi mesi dopo che sono stato eletto. Come sapete poi ho iniziato la mia esperienza in Parlamento e il completamento degli studi è andato ovviamente a rilento. Il punto però è: quanti giovani non si fidano più oggi del loro Paese?

Quante famiglie rinunciano a investire i propri risparmi nell’istruzione dei propri figli perché di fronte a sé vedono solo il buio? E allora pensano “che impari un mestiere, perlomeno”. Questo è lo stato in cui ci hanno portato, per poi ritrovarci ministri come Poletti che dei cosiddetti “cervelli in fuga” dice che è meglio non averli tra i piedi. Noi le cose da fare per invertire il trend le abbiamo chiare in mente e le abbiamo già messe nero su bianco nel nostro programma: alzare la spesa pubblica per l’istruzione, passando nel medio termine dal 7,9% di oggi al 10,2% della media europea; ripristinare il tempo pieno e la compresenza di più docenti in classe; ridurre il numero di alunni per classe; introdurre una didattica all’avanguardia, dove si supera la lezione frontale e si attuano strategie didattiche e pedagogiche innovative. Più risorse significano un’offerta formativa più ampia, più ricerca e più innovazione didattica, insegnanti motivati e valorizzati. Noi parliamo della realtà, loro continuino pure a farsi gli applausi a vicenda.

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Informazioni su Alfredo Di Costanzo 27987 Articoli
Motus vivendi è il suo motto. Ama tutte le declinazioni delle due ruote ed adora vivere nell'universo dei motori. Da quindici anni ha la fortuna di essere giornalista sportivo, occupandosi di tutto ciò che circonda un motore. E' per il dialogo ed il confronto tra chi, pur avendo la stessa passione, ha idee diverse.

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