In occasione del 1° dicembre, Giornata Mondiale contro l’AIDS, l’Istituto Superiore di Sanità diffonde i nuovi dati sull’HIV: numeri sostanzialmente stabili che, nonostante un lieve calo rispetto all’anno precedente, mostrano che il virus continua a circolare e che il Paese è ancora distante dal traguardo fissato da UNAIDS per il 2030. Le terapie attuali e la PrEP – soprattutto nelle nuove formulazioni long acting – offrono strumenti efficaci, ma secondo la SIMIT servono politiche più robuste e una comunicazione mirata ai giovani.
I dati ISS: 2.379 nuove diagnosi nel 2024
Roma, 1° dicembre 2025 – Oggi, 1° dicembre, della Giornata Mondiale contro l’AIDS sotto i riflettori l’ultimo bollettino del Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità, che nel 2024 registra 2.379 nuove diagnosi di HIV (4 per 100mila residenti), un dato lievemente inferiore ai 2.507 casi del 2023. Un dato sostanzialmente stabile, ma che dovrebbe spingere a un impegno ancora più forte visti gli strumenti sia terapeutici che preventivi di cui oggi si dispone.
Diagnosi tardive e contagi giovanili
La trasmissione dell’HIV nel 2024 è avvenuta principalmente per via sessuale: il 46% dei nuovi casi riguarda eterosessuali, mentre il 41,6% riguarda maschi che fanno sesso con maschi. Preoccupa la quota di giovani: circa il 20% delle nuove diagnosi riguarda persone sotto i 29 anni, segno che il virus continua a circolare.
Ancora troppo elevate sono le diagnosi tardive, che costituiscono il 60%, con l’83,6% delle nuove diagnosi di AIDS che riguarda persone che hanno scoperto la sieropositività solo nei sei mesi precedenti.
“Rispetto allo scorso anno ci sono 128 casi in meno, ma questa sostanziale stabilità non deve illudere – commenta la Prof.ssa Cristina Mussini, Vicepresidente SIMIT – L’avere a disposizione la Profilassi Pre-Esposizione (PrEP) e il cosiddetto ‘treatment as prevention’ dovrebbe condurre verso una diminuzione più marcata. Invece il virus continua a circolare soprattutto tra i giovani, mentre fatichiamo a far emergere il sommerso.”
Terapie sempre più efficaci: il ruolo dei long acting
Sul piano terapeutico i risultati sono incoraggianti: oggi oltre il 95% delle persone in terapia antiretrovirale raggiunge la soppressione virale (U=U). Tuttavia, resta un 5% che non riesce a controllare la viremia, spesso a causa della scarsa aderenza terapeutica.
Le terapie “long acting”, con una somministrazione iniettabile ogni due mesi, rappresentano un’innovazione capace di migliorare aderenza, qualità di vita e controllo della viremia.
“Le terapie iniettabili a lunga durata d’azione – aggiunge la Prof.ssa Mussini – sono una soluzione fondamentale per chi fatica con la terapia orale quotidiana, oltre a essere molto meno stigmatizzanti.”
PrEP: ampliarne l’accesso, anche in attesa delle formulazioni iniettabili
La Profilassi Pre-Esposizione è uno strumento preventivo altamente efficace. Oltre alla formulazione orale, sono promettenti le nuove PrEP long acting somministrabili ogni due mesi.
“È auspicabile ampliare l’accesso alla PrEP, sia orale che iniettabile – sottolinea la Prof.ssa Mussini – Serve poterla prescrivere anche fuori dagli ambulatori di malattie infettive per raggiungere più persone.”
Verso il XXIV Congresso SIMIT: focus su giovani e innovazione
Sfide e innovazioni sull’HIV saranno al centro del XXIV Congresso Nazionale SIMIT, in programma dal 16 al 19 dicembre a Riccione.
Il Comitato organizzatore è composto dalla Prof.ssa Mussini, dal Presidente SIMIT Roberto Parrella, dal Prof. Pierluigi Viale e dal Dott. Massimo Crapis.
Al congresso si discuterà di prevenzione, nuove soluzioni terapeutiche, invecchiamento delle persone con HIV e del ruolo crescente della PrEP.
“Il congresso SIMIT – conclude Mussini – sarà un’occasione per condividere novità scientifiche e ripensare approcci di terapia e prevenzione, con un’attenzione particolare ai giovani infettivologi, protagonisti dell’innovazione culturale e clinica.”











