Lutto: una difficile esperienza umana che non deve essere un tabù

 

Si prova anche in occasione di separazioni che riguardano diversi aspetti della nostra vita: un allontanamento dai propri luoghi familiari, alla fine di un impegno importante o di un lavoro, alla fine di una possibilità di cambiamento, alla perdita del proprio ruolo sociale, ad un fallimento personale o lavorativo, alla nascita di un figlio malato. Un lutto si risolve in un lasso di tempo che va dai dodici ai ventiquattro mesi, ossia il tempo per ricostruire un modo nuovo di stare al mondo. Il dolore che provoca un lutto si sviluppa normalmente in cinque fasi: disperazione, negazione della realtà, isolamento; rabbia o senso di colpa; autorecriminazioni su azioni che si sarebbero potute compiere per evitare o ritardare il lutto; depressione (tristezza, inappetenza, crisi di pianto); ‘accettazione’. Nelle famiglie il tempo e le fasi di elaborazione possono essere asincronici rispetto all’uno o all’altro membro. Un modo per sincronizzare gli orologi è il rituale: ciò aiuta a ricalibrare il tempo del lutto. Esistono fattori che indicano se un lutto sta diventato una patologia psicologia: Depressione per più di 24 mesi – Abuso di sostanze, insonnia e fobie – Aumento della disperazione ad ogni ricorrenza- Cambiamenti bruschi del comportamento – Idee persistenti di ‘voler farla finita’. In questi casi occorre riconoscere che bisogna rivolgersi a psicologi o psichiatri per ricostruire un modo nuovo per stare al mondo: l’accettazione graduale della perdita permette di passare alla ridefinizione (nuova forma) di se stesso e della situazione.

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