“La Commissione europea ha affrontato la crisi climatica con buone intenzioni. Tuttavia, l’approccio adottato si è rivelato carente poiché è stato fortemente influenzato da ideologia ed emozioni, piuttosto che da un metodo sperimentale e analitico tipico del liberalismo.
Trascurare variabili importanti
Questo ha portato a trascurare variabili importanti, come i fattori sociali ed economici, e a non prevedere le possibili conseguenze indesiderate delle decisioni prese”. Così in un’intervista il Prof. Pietro Paganini, analista socioeconomico e geopolitico, autore del libro ‘iFood. Come sottrarsi all’ideologia alimentare?’, (ed. Guerini), e su carne sintetica e farina d’insetti ha proseguito dicendo “stiamo assistendo alla formazione di un’alleanza inedita tra interessi ideologici, legati al salutismo e all’ambientalismo, e interessi commerciali che si sviluppano attorno alle opportunità generate da questi movimenti.
Non vi è nulla di intrinsecamente negativo
Non vi è nulla di intrinsecamente negativo in questo-ha sottolineato-purché i legislatori mantengano una visione comprensiva che consideri gli interessi più ampi dei cittadini e dei settori produttivi. Tuttavia, abbiamo osservato un’eccessiva influenza degli interessi commerciali di potenti gruppi finanziari che investono ingenti somme in ricerca e sviluppo, comunicazione e attività di lobbying. Molte di queste nuove aziende offrono soluzioni promettenti, ma per essere veramente innovative necessitano di dimostrare risultati concreti che però spesso assenti”.
Il cibo quindi è diventata battaglia ideologica?
“Molti interessi finanziari e imprenditoriali sfruttano certi tipi di ideologie per promuovere i propri prodotti, piegando le regole a proprio vantaggio” chiosa Paganini, secondo cui però “l’ideologia diventa pericolosa quando cerca di imporre verità considerate immutabili, cercando di confermarle attraverso un uso deterministico della scienza.
Questo limita il dibattito critico
Questo limita il dibattito critico tipico del metodo sperimentale, rallentando così la diffusione delle conoscenze”. E sulla sovranità alimentare, il Prof Paganini ha precisato “la nozione di sovranità ha un impatto limitato in un paese come l’Italia, che è noto per produrre beni di alta qualità, sia buoni che belli, ma che si trova ad affrontare limitazioni nella quantità prodotta e costi elevati di produzione. In questo contesto, è essenziale, come già facciamo, continuare a esportare prodotti di alta qualità e a importare materie prime che scarseggiano o sono assenti nel nostro territorio.
Questa realtà è applicabile anche al resto dell’Europa”. Dobbiamo quindi “valorizzare e proteggere ciò che produciamo, investire in competitività e produttività, senza però chiuderci ai mercati esteri”. Infine, su quale sarebbe la strada migliore per educare i cittadini a uno stile di vita più sano e rispettoso dell’ambiente, Paganini ha concluso dicendo “fornire al consumatore gli strumenti per educarsi e acquisire conoscenze che consentano di fare scelte consapevoli.
Grazie ai progressi della scienza e alle innovazioni tecnologiche, i consumatori oggi hanno la possibilità di scegliere e personalizzare la propria alimentazione in modo sempre più preciso. E la dieta mediterranea incarna perfettamente questa filosofia: non si limita a essere un regime alimentare o uno stile di vita, ma è un metodo che insegna a scegliere, basandosi su una dieta equilibrata”.