Anoressia: quando dimagrire vuol dire morire



In Italia, duecentomila persone (per lo più sono donne) soffrono di disturbi del comportamento alimentare. L’anoressia è uno di questi disturbi in cui, la comunicazione con il mondo, si esprime attraverso la gestione del corpo e dell’alimentazione. L’insorgenza dell’anoressia è subdola, avviene tipicamente tra la prima adolescenza e i 25 anni, può presentarsi solo con restrizioni alimentari oppure con restrizione abbinata a condotte di eliminazione (vomito, lassativi). Per questi pazienti il sentire e il percepire desideri, trepidazioni, emozioni, gioie, paure rimanda ad una sofferenza e ad un’angoscia così acute e così grandi da dover annullare a qualsiasi costo ogni emozione forte. Segni caratteristici dell’anoressia sono:graduale privazione di cibo, fino a privarsene quasi del tutto; consistente perdita di peso fino ad arrivare al 25% del peso normale; iperattività, resistenza alla fatica fisica, negazione di ogni bisogno fisico;deperimento organico e; costante angoscia di ingrassare, anche se la magrezza è evidente; ricorso ad abiti larghi per coprire la magrezza; continue bugie circa il peso e l’alimentazione;graduale chiusura e tendenza alla tristezza e all’apatia; confronto con le aspettative familiari; eccessivo perfezionismo e senso di onnipotenza; mantenimento di un ottimo rendimento in tutte le attività scolastiche-intellettuali. Il quadro medico, a seguito del digiuno protratto, risulta connotato da  gravi sintomi organici: scomparsa delle mestruazioni, sfaldamento unghie, perdita di capelli, indebolimento osseo e visivo, ipopotassemia e morte. E’ importante chiedere subito una consulenza specialistica, per garantire un intervento tempestivo. E’utile che i genitori, invece di chiedersi “cosa abbiamo sbagliato?” si domandino “cosa sta cercando di comunicare nostro figlio attraverso il sintomo?”. Inoltre, occorre non trasformare i pasti in campi di battaglia. Evitare commenti, consigli, minacce o ironia relativi alla quantità di cibo assunto, ed ai rituali ad esso associati. Fare in modo che la dieta venga decisa da un esperto. Evitare sia l’eccessivo ottimismo che il catastrofismo, l’approccio ideale è di chi comunica “rispetto il tuo problema, ma sai che in qualsiasi momento io ci sono”.

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Informazioni su Sabina Garofalo 49 Articoli
Psicologa pediatrica, psicoterapeuta familiare

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