Anguillara – Consiglio Comunale unito contro la privatizzazione dell’acqua



Anguillara - Consiglio Comunale unito contro la privatizzazione dell'acquaUn consiglio straordinario, quello del 25 novembre convocato dal Presidente, Secondo Ricci, per esprimere un messaggio chiaro, votato all’unanimità dalla maggioranza e dall’opposizione (presente solo il gruppo consiliare “ScegliAmo Italia”): l’acqua è un bene primario e come tale deve essere pubblico. 
È in estrema sintesi il significato del documento approvato dal consiglio comunale, chiamato a esprimersi contro il passaggio coattivo del servizio idrico al gestore unico Acea Ato-2 Spa. 
Il documento finale è frutto di una mediazione avvenuta tra maggioranza e opposizione, con l’inserimento di due emendamenti chiesti dal sindaco Pizzorno, e alcune osservazioni del Comitato per l’acqua pubblica, promotore dei referendum che nel 2011sancirono il riconoscimento dell’acqua come bene pubblico.
Per accogliere gli emendamenti dell’ultimo momento, l’assessore Stronati ha fatto letteralmente gli straordinari, ristampando più volte il testo con le modifiche adottate, assieme a Nadia Gonella del Comitato.
Il Consiglio contesta la richiesta di trasferimento ad ACEA del Servizio Idrico Integrato, adducendo una serie di motivi, tra cui la violazione della normativa europea con l’affidamento diretto dei servizi, richiamata anche da documenti governativi. Oltre a chiedere il ritiro della richiesta si prevede il ricorso alle vie legali e la richiesta di coinvolgimento ai comuni di Bracciano, Ladispoli, Manziana e altri, che sono nella stessa condizione di Anguillara.
Con l’approvazione del documento il Comune parte al contrattacco rispetto alle richieste del CAL e al rischio di nomina di un commissario ad acta per il trasferimento del servizio.
Oltre alle ragioni richiamate nel documento approvato dal Consiglio (visibile al seguente allegato), mantenere il servizio idrico pubblico è importante anche per evitare gli inconvenienti che la gestione di un ente di natura privatistica. Acea, infatti, anche se ha il 51% delle azioni detenute da Roma Capitale, non agisce certamente come una società pubblica.
Solo pochi giorni fa un articolo del “Fatto Quotidiano”, ha denunciato come in molti casi sono stati staccati contatori di utenze senza nessun preavviso, anche per coloro che hanno adottato la protesta dell’autoriduzione del 7% (che dovrebbe essere la percentuale reinvestita e che a detta dei comitati ACEA non investe). 
Il passaggio ad ACEA ATO2 quindi non rappresenterebbe solo un aumento per i cittadini, ma anche un peggioramento delle condizioni del servizio, soprattutto laddove possano verificarsi incongruenze nei pagamenti di natura tale da non dover richiedere l’interruzione dell’erogazione.
Simonetta D’Onofrio

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