Anguillara – Amministrazione Comunale – Accessi abusivi ai sistemi di posta elettronica: vulnerabilità e un know-how inadeguato



Anguillara – Amministrazione Comunale - Accessi abusivi ai sistemi di posta elettronica: vulnerabilità e un know-how inadeguatoIn quest’epoca caratterizzata da una pervasiva comunicazione digitale assistiamo a un forte legame con il personal computer, influenzato anche dallo scambio d’informazioni tramite il sistema di trasmissione e ricezione dei programmi di posta elettronica, dove i dati personali coinvolti dalle relazioni riguardanti la nostra sfera pubblica e privata, anche più intima e riservata, sono fortemente a rischio, se non preventivamente “assicurati”.
Di conseguenza ha comportato la necessità per il Legislatore italiano ed europeo, in questa società “fluida”, a fornire un’ampia difesa alla Privacy, che va oltre i tradizionali aspetti legati alla persona, come la tutela dei dati appartenenti alla sfera sessuale, politica, al domicilio e alla corrispondenza, ma è stato esteso all’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche, il cui uso illecito ed errato può esporre chi ne fa uso, sia esso un attore pubblico o privato, a gravi rischi.
Il bisogno di fornire un controllo più accurato per quanto concerne l’utilizzo di una delle applicazioni Internet più in uso, come un’applicazione di posta elettronica, che permette lo scambio tra i soggetti abilitati all’intermo dell’Amministrazione Comunale è un problema reale e sembra dover essere una priorità urgente, conseguentemente a quanto evidenziato durante la conferenza stampa del 20 aprile scorso.
I giornalisti sono stati convocati dalle Opposizioni (Pdl, Udc, Lista Civica Pizzigallo Sindaco), riunite congiuntamente, per denunciare due fatti che prevedono, a loro giudizio, una presunta responsabilità penale a carico di Sindaco, Segretario comunale e due assessori.
Senza voler esprimere un giudizio sull’eventuale responsabilità penale dei singoli casi, in merito alle vicende segnalate, poniamo l’attenzione su uno in particolare riportato alla cronaca, dove è stato pubblicizzato un contenuto di uno scambio di mail tra più soggetti pubblici, il cui rapporto tra il mittente e i destinatari della corrispondenza intercorsa è stato utilizzato dai querelanti come prova della condotta illecita di un assessore (chi volesse documentarsi può consultare il seguente articolo).
In particolare è stata diffusa la stampa di una mail inviata dall’assessore in questione a più destinatari (sindaco, segretario comunale, dirigente capo area ai lavori pubblici, altri assessori), e trafugata in circostanze non meglio specificate dal computer o dal server di posta di uno degli attori pubblici coinvolti nella presunta illegalità (presumibilmente dal computer della ormai ex capo area).
Il fatto incriminato ci preoccupa molto perché non risponde alle attese di un Paese moderno, fornendo una all’esterno una percezione di un’errata relazione con utilizzo della posta elettronica di chi vi lavora, non tutelando i dati pubblici, considerandoli come un bene non appartenente alla collettività.
Quanto detto ci fa ricordare il rapporto molto conflittuale che ha quest’Amministrazione con la posta elettronica, nonostante l’impegno che alcuni (o forse uno solo) degli amministratori profondono nel cercare di mostrare un approccio “smart” alla questione, tanto è che lo scorso anno, proprio a causa del mancato controllo della casella certificata istituzionale, sono stati costretti a rinviare una seduta di un consiglio comunale importante (link). D’altronde anche in quell’articolo, pubblicato il 14 novembre 2012, fu evidenziato un aspetto essenziale: “La tecnologia: se la conosci ti aiuta, se la ignori ti colpisce e ti affonda”.
Una mancanza derivante proprio dall’approccio informativo e tecnico, indispensabile alle regole in materia di utilizzo e di conservazione dei dati pubblici elettronici tramite corrispondenza elettronica.
Ci chiediamo come possa essere accaduto un comportamento abusivo informatico così grave, che comporta conseguenze penali per chi ha utilizzato le informazioni senza averne i privilegi necessari, divulgando informazioni all’esterno riservate. Un danno d’immagine istituzionale gravemente compromesso e pregiudicato dalla condotta illecita di chi si è intrufolato abusivamente su una postazione PC, senza averne le adeguate credenziali d’accesso. 
Al riguardo, occorre ricordare che qualsiasi amministrazione italiana deve adempiere gli obblighi normativi previsti dalle leggi in vigore e deve poter vigilare sui comportamenti scorretti, promuovendo azioni che garantiscono la sicurezza dei dati pubblici. La segretezza della corrispondenza in ogni sua forma comunicativa è tutelata dalla nostra Costituzione. L’art.15, infatti, prevede che: “La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili”. Una privacy che occorre ricordare è richiamata anche da un altro principio della giurisdizione italiana, contenuto nel codice penale: “Chiunque prende cognizione del contenuto di una corrispondenza chiusa, a lui non diretta, ovvero sottrae o distrae, al fine di prenderne o di farne da altri prender cognizione, una corrispondenza chiusa o aperta, a lui non diretta, ovvero, in tutto o in parte, la distrugge o sopprime, è punito, se il fatto non è preveduto come reato da altra disposizione di legge, con la reclusione fino a un anno o con la multa da trenta euro a cinquecentosedici euro. Se il colpevole, senza giusta causa, rivela, in tutto o in parte, il contenuto della corrispondenza, è punito, se dal fatto deriva nocumento ed il fatto medesimo non costituisce un più grave reato, con la reclusione fino a tre anni . Il delitto è punibile a querela della persona offesa. Agli effetti delle disposizioni di questa sezione, per «corrispondenza» s’intende quella epistolare, telegrafica o telefonica, informatica o telematica ovvero effettuata con ogni altra forma di comunicazione a distanza” (art. 616 cod. Pen.), equiparando quindi la corrispondenza telematica a quella tradizionale.
Molte sono le criticità che si riscontrano dall’episodio venuto a conoscenza a tutti. Prediligere in futuro un modus operandi adeguato a una pubblica amministrazione “sicura” è fondamentale, adottando rigorosamente tutte le regole utilizzate da molto tempo per la tutela della Privacy; bisognerà solo capire se chi ci guida è in grado di colmare i punti di debolezza che sono insiti ai meccanismi digitali e se sarà attuata un’indagine interna per accertarne le responsabilità penali.
In un momento delicato per il nostro Paese di grande trasformazione culturale, in particolare nel mondo del digitale, tracciato anche dalla recente approvazione della legge dell’ex-decreto Sviluppo o Crescita 2.0, è indispensabile il corretto utilizzo delle nuove tecnologie per il giusto funzionamento della macchina amministrativa, capace di operare tutte le innovazioni e di dover attuare un modello di organizzazione efficiente, produttivo e concentrato nel rendere responsabile dei servizi, fornendo un valore aggiunto per tutto i cittadini. D’altronde, per utilizzare una metafora, che ci sembra valida per chi deve esternare i suoi pensieri e le sue idee nel lavoro, in modo verbale o per iscritto, le nuove strategie della comunicazione istituzionale esistenti nel territorio italiano non adottano certamente il modo di agire contenuto e consigliato dal Corano per i fedeli, che raccomanda i propri seguaci di non spiarsi e non fare una serie di chiacchiere “fuori luogo”, inopportune e indiscrete.
Simonetta D’Onofrio

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