BRACCIANO – “PADRE PIO”, IL PD SCENDE IN CAMPO PER CHIEDERE CHIARIMENTI E PER INDIVIDUARE INIZIATIVE.



“Come rappresentanti del Partito Democratico abbiamo ritenuto opportuno promuovere un incontro pubblico all’indomani della sentenza del Tar per capire il significato della risoluzione e quindi individuare, insieme al Comitato per la difesa della salute pubblica e al coordinamento dei sindaci, le iniziative  da portare avanti nei prossimi giorni”.
Pietro Daminato, segretario del circolo locale del Pd, con queste parole ha motivato l’iniziativa indetta nell’aula consiliare sabato pomeriggio, alla quale hanno partecipato cittadini, associazioni e operatori sanitari. Tra la sospensiva del decreto 80, annunciata dal Tar Lazio il 21 aprile scorso, e la trattazione in merito al ricorso fissata con l’udienza pubblica del 9 novembre prossimo, c’è un arco di tempo in cui “non si può abbassare la guardia”.  “La sentenza chiude una prima fase, nella quale eravamo impegnati nel tentare di impedire che il decreto 80 avesse una sua applicazione nella declassificazione del Padre Pio con la chiusura del Pronto soccorso – ha continuato Daminato – ma ora se ne apre una nuova, probabilmente più articolata e difficile, perché noi sappiamo che con la salvaguardia del Pronto soccorso i reparti si devono necessariamente mantenere. Da qui inizia una ulteriore sfida perché possiamo aver vinto la prima battaglia, ma lo spauracchio di un ospedale che chiude per consunzione c’è sempre, a meno che non venga potenziato negli organici, nelle professionalità, nei servizi”.
“Per questo motivo dobbiamo predisporre un patto di responsabilità condiviso da tutte le forze politiche del territorio – ha detto il coordinatore del Comitato per la difesa della salute pubblica – una piattaforma elaborata con spirito neutrale alle appartenenze partitiche, sempre sulla base del principio di difesa dell’ospedale e del diritto alla salute”.
All’incontro promosso dal Pd locale hanno partecipato anche il sindaco di Bracciano Giuliano Sala, il sindaco di Manziana Lucia Dutto e il capogruppo del Pd regionale Esterino Montino.
“Dobbiamo lavorare per fornire una proposta seria, che sappia coniugare la necessità di rientro della sanità con prestazioni sanitarie che garantiscano un sistema efficiente nel territorio – ha detto Sala – perché anche se non diventerà mai un ospedale di alta specializzazione, deve mantenere efficienti le fondamentali unità di ginecologia, chirurgia, ortopedia e medicina, oltre al ripristino del punto nascite”. Il sindaco di Manziana ha espresso soddisfazione per il risultato ottenuto dal ricorso promosso dai sette comuni e ha sottolineato che “per vincere la guerra bisogna continuare a tenere alta l’attenzione su questo tema”.
“Il centrosinistra ha chiuso il Forlanini e il San Giacomo, però l’abbiamo fatto con senso di responsabilità  –  ha detto il capogruppo del Pd Lazio – a nessuno dei coinvolti nella chiusura è venuto in mente di dire che era un provvedimento sbagliato perché l’indice di garanzia dei livelli essenziali di assistenza in quelle zone sono oltre il 3,5 per mille posti letto, a differenza del distretto Roma F, cioè la vostra Asl di riferimento,  che è al di sotto dei livelli standard nel complesso della struttura sanitaria, sia per quello che riguarda gli acuti, la riabilitazione, la lungodegenza e la Residenza sanitaria assistenziale. Il Piano di rientro deve essere assolutamente rivisto, ci sarà da discutere subito, senza aspettare novembre, cercheremo un tavolo condiviso, non abbiamo bisogno di promesse di parte, ma di ottenere dei risultati concreti. La sanità – ha continuato Montino –  aveva bisogno di provvedimenti energici per essere riportata alla normalità, la Polverini ha dovuto necessariamente farlo, nella nostra sanità ci sono grandi aree di spreco,  ma la valutazione tra i singoli territori doveva  rispondere a un maggior equilibrio tra la città di Roma e la provincia”. Esterino Montino ha inoltre ricordato che “la Polverini ha tagliato più posti letto rispetto al fabbisogno perché ne ha tenuti da parte 470, dunque, nonostante le spinte di privati romani su università e ospedali religiosi, un aggiustamento su alcuni nosocomi, compreso il Padre Pio, è possibile”.
Tra il pubblico c’è stato anche chi ha chiesto se la riconversione del Pronto soccorso in punto di Primo intervento con elisuperficie comporta effettivamente un risparmio visto che “al Padre Pio ci sono circa 6500 codici rossi l’anno e per ogni ora di volo si spende intorno ai 6mila euro, oltre al fatto che un elicottero attrezzato per primo intervento costa 20 milioni”. Dall’altro lato della sala consiliare una signora ha descritto le lunghe liste di attesta alle quali si deve ancora oggi sottostare per accedere ad un servizio sanitario. “Sono andata a prendere un appuntamento per una visita endocrinologica il mese scorso e me l’hanno dato a dicembre – ha fatto notare – purtroppo sono costretta ad andare da un privato, così pago la sanità due volte”.

 

 Iris Novello

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