2023: auspici per l’anno che verrà

2023



Il 2022 è oramai acqua passata e il 2023 bussa alle porte prepotentemente. Dal punto di vista personale l’anno che si è concluso è stato più che positivo. Se, però, mi immergo nel mondo che mi circonda come cittadino, in mente mi viene un solo modo per definirlo: di m….. La cosa triste è che quello che sta per iniziare ha come prodromi lo stesso lezzo del 2022.

Si è passati dall’agenda Draghi con il governo dei migliori a quella Draghi grazie al governo della presidentessa Giorgia Meloni. Cambiano i suonatori ma la musica è sempre la stessa. Chi si aspettava qualcosa di diverso rispetto alla politica posta in essere dell’unto da Bruxelles ha avuto come novità solo un nostalgico con in casa i busti del duce. Per il resto tutto fila come prima se non peggio.

Caritas

Nella capitale economica d’Italia circa 10.000 persone si sono recate alla mensa dei poveri della Caritas il giorno del Natale. Il problema, però, è il reddito di cittadinanza.

In un paese dove se rubi del cibo al supermercato per fame finisci in galera, al fatato e patinato mondo del calcio viene regalato quasi un miliardo di euro. Il salva calcio, voluto dal senatore Claudio Lotito (la sua Lazio ha un debito col fisco di 40 milioni) è un vantaggio esclusivo per le squadre della Serie A. Ai comuni mortali è chiesto rigore ma alle squadre di calcio i rigori o si regalano o si comprano. La vergogna non solo è morta ma è più che sepolta.

Nel frattempo scopriamo che l’Europa del rigore, dell’austerity e dell’inflessibilità è uguale se non peggio a cosa nostra. Lo schifo che emerge dallo scandalo del Qatargate è, a mio avviso, solo la punta di un iceberg. E’, innanzitutto, un modus operandi radicato profondamente nel cuore delle istituzioni europee. Altro che democrazia europea sotto attacco cara presidentessa Roberta Metsola; è un togliere il velo ad un modo di essere della politica europea. Modalità che è essa stessa antidemocratica. Gli autori di questo scandalo, semmai, sono loro i sicari del vivere democratico di milioni di europei.

In merito tanti dubbi sorgono

Ad esempio, quelli che hanno affamato i greci, lo hanno fatto a suon di borse zeppe di contanti (il tanto amato contante di Giorgia & Co.)? Quelli che hanno creato mostri come gli esodati o condannato noi italiani a pensioni insufficienti neanche per vivere decentemente nello Sri Lanka, quando ci ricordavano “Ce lo chiede l’Europa”, si riferivano a quelli che solo in contanti e possibilmente in borse grosse?

La politica, sia quella europea sia quella di cosa nostra, non si muove dietro ideali o visioni per il futuro. Non ci sono statisti bensì amministratori. Il tutto si è ridotto a servire i propri affari privati a scapito della collettività. Servono soldi per costruire ospedali o aumentare gli insegnanti nelle scuole? No! C’è il debito pubblico, non si può! Qualche banca sta per saltare o l’industria farmaceutica vuole speculare sulla pandemia? Prego, accomodatevi! Mentre lo fate, già sapete dove posare certi bagagli…

Ruberie e ruberie

L’arte del rubare, purtroppo, è atavica nel mondo politico. Prima, però, tra una tangente e l’altra, c’erano almeno degli statisti che avevano una visione di stato proiettata alla comunità. Il loro motto, in sintesi, era: “Rubiamo ma almeno non pensiamo solo ai cazzi nostri”. La immaginate oggi la Meloni affrontare la crisi di Sigonella? Lo vedete voi Enrico Letta, mentre difende la causa palestinese, indossare la kefiah? Il tutto fatto quando l’Italia era la quarta nazione più industrializzata al mondo. La politica di oggi non solo non ha perso il vizio del furto ma ha perso il legame con gli elettori. I dirigenti politici di oggi credono esclusivamente a loro stessi e, grazie al meccanismo delle porte girevoli, sanno riciclarsi anche fuori dalle aule parlamentari. Gli elettori? Uno spiacevole inconveniente da incontrare il meno possibile.

Auspicio 2023

Personalmente sia la politica di prima sia quella di oggi mi fanno schifo. Qualsiasi alternativa a questa putrida marmellata dove non c’è più distinzione tra sinistra e destra dovrà partire dal basso ossia da noi cittadini e dal popolo. Mi riferisco a quei cittadini e a quel popolo che nonostante tutto non si piegano alle logiche del malaffare che non antepone l’egoismo al benessere collettivo e che, soprattutto, non hanno ceduto all’idea del “Tanto non cambierà mai nulla, tanto vale la pena che…”. Questo è l’auspicio che ci auguro per il 2023.

Piero Calamandrei

A guidarci, al di là delle singole donne e dei singoli uomini, dovrà essere la nostra Costituzione. Richiamo le parole del Calamandrei:

“Dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’articolo 1 –L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro – corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica. E allora voi capite da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere”.

Chiara l’idea?

Vi auguro un anno nuovo migliore di quello trascorso con l’auspicio che la rassegnazione non prenda mai il posto della speranza.

 

P.s. Cara Presidentessa essere abile al lavoro non significa essere automaticamente non disoccupato. Se per occupato, poi, si intende uno che debba campare, nella migliore delle ipotesi, con 800 euro al mese, beh se non abbiamo diritto al lavoro dei sogni neanche, però, potete imporci il lavoro da incubo.
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Informazioni su Alfredo Di Costanzo 27868 Articoli
Motus vivendi è il suo motto. Ama tutte le declinazioni delle due ruote ed adora vivere nell'universo dei motori. Da quindici anni ha la fortuna di essere giornalista sportivo, occupandosi di tutto ciò che circonda un motore. E' per il dialogo ed il confronto tra chi, pur avendo la stessa passione, ha idee diverse.

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