Martina Carbonaro aveva 14 anni. È stata uccisa a sassate ad Afragola, in provincia di Napoli, per aver detto no al ragazzo con cui non voleva più stare. Poco più che bambina, ammazzata per aver scelto.
Fernanda Di Nuzzo aveva 61 anni. Era una maestra d’asilo, accoltellata a morte dal marito nella sua casa a Grugliasco, alle porte di Torino.
Due donne, due generazioni, due città lontane, a dimostrazione che la violenza sulle donne è un fenomeno strutturale e trasversale che non conosce confini.
Sempre la stessa radice
E la radice è sempre la stessa: uomini incapaci di accettare un no. Incapaci di tollerare l’autonomia, la volontà, la libertà delle donne.
E intanto, al tribunale di Catania, un professore universitario accusato di aver molestato alcune sue studentesse è stato assolto: ha toccato i seni, ma “senza pressione”, e non c’è prova del dissenso. Come se il corpo delle donne fosse sempre disponibile, finché non si urla abbastanza.
Questa è la cultura del possesso, dominio normalizzato, nella società e anche nelle aule di giustizia.
Serve una rivoluzione culturale. Serve nelle scuole attraverso l’educazione affettiva e sessuale, nei tribunali, nei media, nelle famiglie. È l’unico argine possibile contro questa violenza sistemica.
E deve cominciare adesso. Altrimenti continueremo a essere ogni giorno una di meno.