Dirigenza RAI, per Articolo Uno, quella attuale, la peggiore di sempre

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Questa dirigenza aziendale Rai è riuscita a fare tutto il contrario di quel che ci si aspettava e di quel che sarebbe stato logico fare. E il titolo di peggiore gestione, pensiamo che se lo sia guadagnato sul campo, senza temere una concorrenza che ne aveva già fatte di tutti i colori.

Sembra non aver tralasciato occasione alcuna per affossare l’azienda:

l’ultima è stata di mortificare i lavoratori, che negli ultimi tempi hanno fatto funzionare una macchina complessa nonostante il Covid, tagliando loro gli stipendi. Ma non quelli dei dirigenti, manco a dirlo.

Salini ama i dirigenti perché li vede come la prima linea della sua sopravvivenza, lo strumento con cui finora ha tenuto la poltrona. I favori fatti ai vari potentati rappresentano una merce di scambio che spera gli consentirà di ottenere un posto da qualche parte quando verrà il giorno in cui dovrà lasciare i confort di Viale Mazzini. E con lui il Presidente, nominato dalla Lega, di cui si ricorderanno solo le gaffe, le posizioni faziose e la totale inadeguatezza al ruolo.

Avevano promesso di tagliare i compensi delle star del video, ma poi non se n’è fatto nulla. Avevano promesso di utilizzare meglio i dipendenti contenendo lo strapotere delle agenzie esterne, e se ne sono dimenticati, tanto che per esempio i registi delle principali trasmissioni di Raiuno sono tutti esterni.

C’è persino una sentenza del Tar di Roma che imponeva di motivare le (troppe) promozioni fatte.

Niente il nominificio ha prodotti decine di dirigenti delle reti di cui nessuno sentiva il bisogno: tutti nominati senza uno straccio di relazione che giustificasse la scelta.

Ma la cosa forse più grave è stata quella di non avere intrapreso nessuna azione di rilancio dell’azienda e di averla invece fatta ripiegare su sé stessa per renderla sempre più residuale nel sistema radiotelevisivo.

Se l’abbia fatto volontariamente o per mancanza di visione manageriale lo sa solo lui. Ma lo dovrebbero saper anche quelli che lo hanno nominato e quelli che, nonostante il fallimento, lo hanno lasciato ancora a fare danni che si protrarranno nel tempo.

E di cose ne avrebbe potute fare.

Magari reinterpretando le esigenze dei cittadini che si aspettano servizi nuovi, un’informazione di prossimità più efficace e capillare, iniziative di formazione digitale, un migliore utilizzo delle teche, una razionale gestione del personale e mille altre possibilità che segnaliamo ormai da anni.

 

 

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