REPORTAGE : ANNULLATA “GAZA FREEDOM MARCH”



REPORTAGE : ANNULLATA “GAZA FREEDOM MARCH”

La “Gaza Freedom March” , evento internazionale che doveva portare oltre 1.500 persone da tutto il mondo nella striscia di Gaza per solidarietà alla popolazione palestinese, è stata ufficialmente annullata. La motivazione è da ricondurre alla decisione del governo egiziano di non voler permettere il passaggio dal valico di Rafah della delegazione internazionale. L’evento era stato organizzato dal movimento americano per la pace “Code Pink”, ed aveva ottenuto l’adesione di numerose organizzazioni provenienti da Francia , Svizzera, Gran Bretagna, Italia, Giappone, Belgio, Germania , Sudafrica. Ecco cosa è esattamente successo alla delegazione italiana, composta da 83 membri del “Forum Palestina “ e di altri 60 persone circa del gruppo “action for peace”. La delegazione è arrivata al Cairo il 25 Dicembre, ospitata presso l’Hotel “Cataract”, in attesa di ripartire la mattina del 27 per Al Irish, punto strategico di ritrovo per tutti i gruppi partecipanti alla marcia per raggiungere il valico di Rafah. La tensione sale proprio la mattina del 27. Dopo aver concluso tutte le pratiche di “check out” dall’Hotel, il bus non arriva nell’orario concordato, quello delle 7 del mattino. Giunge la notizia che è stato sequestrato dalla polizia egiziana. Tutto questo fa comprendere bene che non sarà affatto facile giungere a Rafah, e piu’ in generale, partecipare alla Freedom March. Iniziano le proteste con la polizia, fino a quando viene presa la decisione di andare a protestare ufficialmente davanti all’ambasciata italiana al Cairo. Sembra un passaggio tecnicamente facile, ma è qui che inizia l’odissea per gli italiani, che lasciano a piedi l’hotel con tutto il carico dei bagagli. Ad ogni richiesta di passaggio ai taxi, la polizia interviene duramente, impedendo alle vetture di fermarsi. Tutti continuano a camminare, a volte bloccando il traffico , a volte tentando una mediazione con la polizia egiziana, che segue sempre con rigidità tutti gli italiani. Per non avere più problemi interni, gli egiziani capiscono che è meglio far arrivare all’ambasciata tutti gli italiani . La polizia ferma alcuni taxi e, dopo aver appuntato con cura il nome ed il numero di cellulare dei conducenti dei mezzi, consente loro di portare tutti presso la sede della diplomazia italiana in Egitto. Una volta arrivati a destinazione, la delegazione viene accolta da un funzionario , il dott. Bellantone, che si mette a totale disposizione. Vi è innanzitutto un problema di tipo logistico, dato che nessuno può sapere come passare la notte al Cairo. Le ore passano , insieme alla fame ed alla stanchezza. Vi è chi inneggia alla libertà di Gaza e chi chiede spiegazioni alle autorità egiziane sul perché sia stata proibita la partenza , senza avere risposta. In serata tutti gli 83 componenti della delegazione “Forum Palestina” vengono ospitati e divisi in alcuni hotel della città, hotel in cui saranno sempre controllati dalla polizia. Anche i componenti delle altre delegazioni internazionali non restano fermi, soprattutto gli oltre 300 francesi, che bloccano il traffico davanti alla loro ambasciata. Fermati con gli idranti, sono costretti a fermarsi sul marciapiede adiacente alla loro sede diplomatica, da dove non si muoveranno sino al 31 Dicembre, passando giorni e notti in condizioni estremamente precarie. Persino per andare alla toilette viene chiesto loro il passaporto francese. Il 28 Dicembre l’intera delegazione della “Gaza Freedom March” occupa la sede delle nazioni unite al Cairo. Anche qui l’atteggiamento delle polizia non è molto favorevole. Durante l’occupazione arrivano anche l’europarlamentare Luisa Morgantini e Mendea Benjamin del movimento “Code Pink”. Si tratta con il governo egiziano, ed arriva anche la notizia che la moglie del presidente egiziano Mubarak, Suzanne, si stai interessando di persona all’ intera vicenda. In ogni caso , l’Egitto continua ad essere rigidissimo sulla sua decisione. Il 29 Dicembre viene indetta una manifestazione davanti alla sede del sindacato dei giornalisti egiziano. La posizione e la rivendicazione di tutti gli aderenti continua ad essere la stessa: passare il valico di Rafah e raggiungere Gaza City per la “Freedom March” prevista per il 31. E’ nella serata dello stesso 29 Dicembre che si consuma la spaccatura all’interno dell’organizzazione. “Code Pink”,infatti, aveva negoziato da sola una accordo con il governo egiziano, che consente l’ingresso a sole 100 persone . L’offerta viene subito rifiutata dai francesi, a cui si accodano tutti gli italiani dopo una riunione tenutasi la sera del 29. Alla fine tutti rifiutano la proposta del governo egiziano. Il 30 Dicembre solo una parte della prevista delegazione di 100 persone decide di andare a Gaza. Molti di loro, sapendo del totale dissenso su questa soluzione , abbandonano il tutto. A questo punto, diventa necessaria un azione ancora più forte. Ed è ora che viene presa la decisione di organizzare una grande manifestazione al centro del Cairo. Come punto di partenza viene scelto l’ingresso del museo egizio, noto per la sua visibilità e centralità. Sono le 10 del mattino, ed un folto gruppo di oltre 400 persone inizia la protesta con lo slogan “ To Gaza, To Gaza”. In molti si siedono per terra, sulla strada , tentando di fermare il traffico. La reazione delle polizia è violenta. Vi è chi viene preso a pugni, coma un italiana che raggiunge il bordo del marciapiede con il volto sanguinante. Chi viene preso a calci e colpi di manganello, chi addirittura preso per i capelli e portato con violenza fuori dalla strada. Tutti i manifestanti vengono circondati in un angolo del marciapiede, da dove è impossibile muoversi, con la polizia che tende a spingersi sempre più in avanti e a dare sempre meno spazio. Viene improvvisato un piccolo “Medical Point “ per i feriti, dove arrivano in continuazione giornalisti per riprendere le immagini dei feriti. Quello che più colpisce è vedere il volto del poliziotti egiziani in tenuta antisommossa. Tutti giovanissimi, con età da 18 ai 20 anni, che sono là per uno stipendio di 40 euro al mese. Molti di loro non sanno neanche dove è Gaza, dove si trova la Palestina e cosa è il conflitto israelo-palestinese. Hanno gli occhi persi nel vuoto, anche quando qualcuno dei manifestanti si avvicina loro per dargli un pezzo di cioccolata oppure per offrirgli una sigaretta. E’ cosi che termina la “ Gaza Freedom March”, con una manifestazione che si conclude nel tardo pomeriggio del 31 Dicembre, quando tutti i manifestanti si allontanano alla spicciolata dal centro dei Cairo. Tutti convinti, comunque, di riprovarci ancora per contribuire alla fine dell’isolamento internazionale della striscia di Gaza.

Nicola Lofoco
Direttore www.rimediazioni.com [foldergallery folder=”cms/file/BLOG/1080/” title=”1080″]

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