L’educazione al gioco deve iniziare dalle scuole, parola di Pier Paolo Baretta

L'educazione al gioco deve iniziare dalle scuole, parola di Pier Paolo Baretta



Si deve dire che mai si è parlato così tanto di gioco pubblico da quando è intervenuto l’accordo sul suo riordino. Si alzano voci da parte di associazioni, operatori, istituzioni: ognuno si esprime sulla “ricetta” più adatta per arrivare ad avere un gioco “divertente, ma responsabile” e, sopratutto, le voci sono comuni nel determinare quanto sia indispensabile che l’educazione e  la cultura del gioco abbiano inizio proprio dalle scuole, con i giovanissimi. “Chi ben comincia è alla metà dell’opera” dicevano tempi indietro con un saggio proverbio ai quali, chi ancora ci legge sa, ”ci piace” ogni tanto riferirci.

La voce, in ogni caso, più importante per il mondo del gioco pubblico e per i casinò stranieri bonus senza deposito immediato è quella del sottosegretario Baretta che tanto si è prodigato per accordare le idee di tutti i protagonisti -cosa che certamente non è stata uno scherzo- e che continua a sottolineare che ora il Governo ha “cambiato rotta”. Invece che salvaguardare unicamente le risorse che gli provenivano dal gioco, ha più nel cuore il “sociale”, l’impatto sui vari territori e la responsabilità di come approcciare questo divertimento che offre tanto, ma può anche provocare seri “inconvenienti”.

Purtroppo, il Governo si è trovato dinanzi una situazione di disagio tra i cittadini ed il mondo del gioco pubblico: troppa offerta, troppo stillicidio di punti vendita, troppa presenza accattivante sui territori e tutto questo negli anni è notevolmente aumentato così come, ovviamente, è aumentata la richiesta. E questo è anche accaduto per una sorta di latitanza dello Stato nella legiferazione di norme trasparenti che consentissero al gioco di esserci “ma non di strafare”: ma questo è il passato. Ora, seguendo discorsi e riflessioni di Baretta, si deve prendere atto che l’educazione al gioco deve proprio partire “dall’inizio”: quindi, dalle scuole.

Si deve pensare al futuro e le basi dalle quali iniziare sono quelle dettate dall’accordo sul riordino e dalla responsabilità che si deve avere nell’affrontare il gioco. Informazioni ben precise sui rischi che si potrebbero incontrare se il divertimento si tramutasse in gioco compulsivo o problematico. Queste derive devono essere ben precisate e ben assimilate dai giovani, che sono senza dubbio quel comparto a cui il gioco viene particolarmente diretto. Da qui la necessità che le scuole si assumano la responsabilità, insieme alle famiglie, di far arrivareai più giovani queste informazioni importantissime. Ma senza demonizzare il gioco, senza proibirlo e senza bandirlo dalla vita quotidiana, ma solo facendolo conoscere sotto tutti i suoi aspetti: vuoi di divertimento, vuoi di coinvolgimento.

La scuola può fare molto per cambiare la realtà del Paese nei confronti dell’azzardo, innanzitutto insegnando a distinguere fra gioco d’azzardo e quello senza vincita in danaro: distinguere i vari tipi di gioco è indispensabile per evitare di coltivare “falsi miti” e comprenderne le effettive possibilità di vincita.

Ma non si deve pensare che l’educazione al gioco sia meno importante che affrontare altri ambiti dove il Governo deve ancora intervenire: come il gioco online (anche questo segmento “va a toccare” particolarmente i giovani abituati ad usare i mezzi tecnologici più avanzati in parecchie ore della giornata) e la sua pubblicità. Questi ultimi due ambiti andranno affrontati anche a livello europeo perché, senza dubbio,una disciplina comunitaria potrebbe consentire ai vari Stati di intervenire in modo corretto e più incisivo su questo fronte.
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