Il discorso pronunciato da Di Battista



“Signora Presidente,
Deputati, Ministro Alfano

Nel 1983 Donald Rumsfeld venne inviato dal Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan a Baghdad ad incontrare Saddam Hussein. Gli USA allora sostenevano militarmente l’Iraq in chiavi anti-Iran. Saddam era già un dittatore, ma non era ancora un dittatore nemico dell’occidente.
Nel 2009 Gheddafi venne ricevuto al Quirinale dall’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano, mentre nel 2010 l’allora premier Berlusconi gli baciò la mano. All’epoca Ministro Alfano lei era Ministro della Giustizia e Gheddafi era già un dittatore, ma anche lui, proprio come Saddam nell’83, non era ancora un dittatore nemico dell’occidente.

Sempre nel 2010 e sempre l’ex-Presidente Napolitano incontrò a Damasco Assad e lo definì “esempio di laicità e difensore della libertà”. Assad era già un dittatore ma evidentemente era un dittatore amico dell’occidente, o quanto meno del governo italiano o di Napolitano stesso.

L’impressione che si ha guardando questi ultimi 30 anni di ingiustizie, di guerre di invasione mascherate da missioni di pace, di orrendi attentati terroristici, di bombe intelligenti che intelligentemente, però, uccidono donne e bambini e di armi chimiche vendute e usate contro i civili è che per i potenti della terra non siano un problema i dittatori in sé. Al contrario i dittatori diventano un problema quando smettono di avallare i progetti delle imprese petrolifere, quando smettono di fare affari con i paesi occidentali, quando decidono di bloccare un gasdotto che dovrebbe passare nel loro paese. Soltanto in quel momento, per qualcuno, diventano dittatori. Quando smettono di trattare con l’occidente diventano un pericolo perché fino a che sono disponibili a fare affari con le grandi imprese del pianeta – nonostante i diritti violati e nonostante innumerevoli azioni liberticidice – vi guardate bene da chiamarli dittatori. Voi, maestri delle truffe semantiche e degli inganni delle parole preferite altre definizioni come “uomini forti necessari alla stabilità di paesi complicati”.

Ebbene per noi i dittatori sono sempre dittatori e sono sempre, dovunque essi siano e con chiunque essi trattino, un pericolo per la libertà dei popoli, ma è diritto, anzi dovere proprio di quei popoli destituirli, non delle bombe straniere anche perché abbiamo visto le conseguenze delle vostre azioni. Come sta l’Iraq oggi? E la Libia? E l’Afghanistan? Qui in aula c’è chi ha avallato quegli interventi bellici scellerati. Non vi sentite responsabili? Credete che basti andare in qualche salotto televisivo e fingersi analisti e parlare di “errori del passato” per pulirsi la coscienza?

Oggi quella 3 guerra mondiale a pezzetti, come la definì Bergoglio, è sull’orlo di scoppiare definitivamente. Navi da guerra russe o americane scorrazzano per il mediterraneo, il nostro mare. Vi sta bene tutto questo? A noi no! Oggi le Nazioni Unite dimostrano la loro totale inconsistenza. Vi sta bene tutto questo? A noi no! L’Italia, un Paese che per due volte, con un referendum popolare, ha rifiutato il nucleare e che ha firmato il “Trattato di Non Proliferazione Nucleare” è piena zeppa di ordigni atomici. Vi sta bene tutto questo? A noi no! Oggi la NATO, alleanza nata a scopo difensivo, si è trasformata in uno strumento di aggressione. Vi sta bene tutto questo? A noi no!

L’Italia è un piccolo Paese ma può, anzi deve giocare un ruolo decisivo nella difficilissima costruzione della pace e del disarmo globale. Possiamo essere un ponte con la parte est del globo, ma ci avete trasformato in un muro limitando le nostre potenzialità interne, sia sul piano produttivo che economico che politico. E tutto questo per avallare politiche che non ci riguardano. Che non riguardano gli italiani. Anzi, che spesso e volentieri li penalizzano. Basti guardare le stupide sanzioni europee alla Russia che hanno provocato una perdita di svariati miliardi di euro per il nostro made in Italy. E di pari passo l’accordo sui migranti firmato con il premier turco Erdogan. Un altro rais, un altro dittatore sì, ma un altro di quei dittatori che però è ancora amico, o comunque necessario, all’Occidente…

L’Italia deve mantenere solide relazioni con gli Stati Uniti d’America, se possibile aumentarne di quantità e qualità. Ma essere alleati non significa essere sudditi! Trump fino alla settimana scorsa era criticato, a volte anche ragionevolmente, da più parti. Poi è bastato un bombardamento, deciso più per stroncare le critiche interne che per risolvere le controversie siriane, per renderlo simpatico ai guerrafondai occulti, presenti anche in questo Parlamento.

Un Paese sovrano – Ministro Alfano – non si fa schiacciare, né dalla Russia, né dalla Cina e né dagli Stati Uniti. Un paese sovrano dovrebbe pensare ad un piano energetico nazionale per diventare finalmente indipendente perché sempre più geopolitica e politica energetica sono connesse. Un Paese sovrano non dovrebbe accettare, l’assurdo e anacronistico diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Perché è intollerabile, a distanza di 72 anni dalla fine della II Guerra Mondiale, che 5 paesi: Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia e Cina abbiano il potere di bloccare le decisioni prese a maggioranza dal Consiglio stesso.
Un Paese sovrano rispetta la propria Costituzione, la nostra Costituzione, quella Costituzione “che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Lo so, la seconda parte dell’articolo 11 dice che “la repubblica italiana consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”.

Ma la domanda è: siamo pari agli altri stati? Abbiamo cercato tale parità? Ma soprattutto oggi, con le vostre politiche e le vostre limitazioni di sovranità concesse generosamente a qualche potente di turno avete assicurato pace e giustizia fra le Nazioni?

Costruire la pace è un percorso immensamente più difficile che schiacciare un bottone e inviare qualche dozzina di missili. Ma è un percorso che va fatto, che noi siamo pronti a fare. Non ce lo chiede l’Europa, non ce lo chiede la NATO e non ce lo chiede la Federazione Russa ma ce lo chiede un popolo sovrano che non vuole la guerra anche perché una sorta di guerra ce l’ha già in casa, la vive ogni giorno, e si chiama mafia, disoccupazione, ingiustizie sociali, corruzione e semina morte e disperazione.

Fino a che occuperete quelle poltrone signori Ministri, e si spera ancora per poco, occupatevi di porre fine a questa guerra, non di avvallarne di nuove. E’ un vostro dovere non un piacere che concedete al nostro Popolo, quel Popolo che dimostrate ogni giorno – come alla vigilia dell’intervento in Afghanistan, in Libia o in Iraq, di voler ignorare.

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Motus vivendi è il suo motto. Ama tutte le declinazioni delle due ruote ed adora vivere nell'universo dei motori. Da quindici anni ha la fortuna di essere giornalista sportivo, occupandosi di tutto ciò che circonda un motore. E' per il dialogo ed il confronto tra chi, pur avendo la stessa passione, ha idee diverse.

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