Sen Mucchetti, PD: “Nomine aziende pubbliche? Normale che lo Stato scelga chi ha già avuto esperienze di livello”



 

Massimo Mucchetti, Senatore del Pd e membro della Commissione permanente Industria, commercio, turismo, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano. 

Sulle nomine delle aziende pubbliche. “Lo Stato italiano è azionista di alcune grandi società –ha sottolineato Mucchetti-, quindi è suo dovere designare i candidati alle cariche di vertice di queste società. Poi il fatto che vengano indicate personalità conosciute, in qualche caso è ovvio. Se devi chiamare qualcuno per gestire il gruppo Finmeccanica Leonardo, non chiami certo la prima persona che passa per strada, chiami qualcuno che è capace di fare quel lavoro. Normalmente chi ha già avuto esperienze professionali di alto livello si sa anche chi è. Non è detto che queste persone siano per forza le più brave, ma il fatto che siano conosciute non è un demerito. Non si può chiamare un neolaureato a dirigere l’Enel”.

Su Alessandro Profumo. “Profumo ha costruito Unicredit come grande gruppo bancario multinazionale –ha affermato Mucchetti- e per un lungo periodo i mercati gli hanno dato ragione, poi la crisi del 2008-09 ha messo in ginocchio Unicredit e da quel momento la sua esperienza è stata molto meno felice. Gli azionisti gli hanno riconosciuto una cospicua liquidazione perché hanno ritenuto se la fosse meritata. Per quanto riguarda MPS, lì il problema veniva prima, Profumo ha fatto bene nelle condizioni date cioè con un governo che non ha voluto nazionalizzare MPS quando avrebbe dovuto.

Su Francesco Caio rimosso dall’incarico di AD Poste Italiane. “Questa è una decisione che ha preso il governo e che non mi convince molto, mi piacerebbe saperne di più. Caio aveva fatto abbastanza bene. Probabilmente le sue scelte non sono state apprezzate dall’ex presidente del Consiglio Renzi. Però questo lo deduciamo da resoconti giornalistici basati su indiscrezioni. Stiamo parlando di società quotate in borsa e quindi le notizie che le riguardano hanno un effetto sulle quotazioni dei titoli. Non è encomiabile che notizie di questo genere vengano fatte filtrare come indiscrezioni”.

Sulle buonuscite d’oro ai top manager. “Queste buonuscite sono spesso e volentieri esagerate, sono frutto di contratti fatti male. Detto questo sarebbe utile, anziché fare gli articoli sempre a babbo morto, fare quello che sta facendo la Commissione Industria del Senato, cioè chiedere cge l’entità delle buonuscite sia divulgata immediatamente e non dopo un anno. Per esempio, è singolare che a capo di una società come Terna, che ha 3000 dipendenti e non è complicatissima da gestire, venga dato il doppio dello stipendio rispetto al capo di Poste. Non c’è molto equilibrio. Trovo invece che sia una sciocchezza porre il tetto di 240mila ai presidenti di queste società, se uno è bravo a fare il suo mestiere, anche se gli dai 400mila euro non cade il mondo. Io non seguo il populismo in stile cambogiano per cui tutti dobbiamo prendere 1000 euro al mese così siamo tutti uguali. Noi dobbiamo accertare che quanto viene dato sia effettivamente meritato”.

Fonte: Radio Cusano Campus

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