ANGUILLARA – OKKUPANTI: SEMPRE PRESI PER I FONDELLI, MAI SUL SERIO



Okkupazione: fenomeno ‘endemico’ (detto di ciò che si manifesta in modo ricorrente o persistente, specialmente se negativo, in un contesto culturale, sociale ed economico ben definito; radicato –wikipedia), che comunque lascia tutti più o meno contenti. Se non fosse così infatti, il fenomeno sarebbe cessato già da tempo ma evidentemente fa troppo comodo a troppi. Non importa il tipo di governo, si okkupa e basta, anche perché la giurisprudenza al riguardo è piuttosto complessa, tanto per cambiare.
Chi okkupa (ragazzini appena usciti dalle medie inferiori unitamente a più grandicelli studenti comunque minorenni – a meno che non siano ripetenti), di fatto coglie al volo un’occasione per “fare sega a scuola”.
L’abitudine a “bigiare” le lezioni (qualcuno usa l’espressione “marinare” ma a noi ricorda troppo l’arte culinaria) è vecchia come il cucco ed è anche per questo che oggi le “okkupazioni” non ci sconvolgono più di tanto.
Purtroppo però, ai giovani che chiedono nuove e sicure regole a garanzia del loro futuro, nessuno sembra ancora avere spiegato che per poterle pretendere bisogna innanzi tutto seguirle e soprattutto rispettarle.
Nessuno inoltre ha ancora spiegato ai ragazzi che in caso di “okkupazione” si commettono alcuni reati quali l‘”invasione di terreni o edifici”, art. 633 codice penale, e l'”interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità”, art. 340 c.p.
Se i ragazzi okkupanti venissero presi sul serio dagli adulti responsabili degli Istituti scolastici, si ritroverebbero quindi in mezzi ai guai, ma siccome ai suddetti adulti non sembra importargliene più di tanto, i discoli la faranno franca così come i loro predecessori negli anni passati.
Qualche eccezione c’è stata è vero, ma nella generalità della rivolta sul territorio nazionale, in maniera assolutamente intangibile.
Chi spinge i ragazzi alla ribellione sembra evitare accuratamente di spiegare che seppur la Cassazione nel 2000 ha deciso la non punibilità degli studenti okkupanti  perché  “il fine di tali manifestazioni è individuato esclusivamente nel fare pressione alla controparte per l’accoglimento delle proprie istanze”, è altrettanto vero che “a voler essere cavillosi occupare una scuola o una facoltà universitaria è reato, ma l’interpretazione – e quindi l’applicazione – della legge dipende molto anche dal singolo giudice”. Attenti ragazzi: un certo rischio quindi esiste!
Un po’ meno sicura è l’assoluzione di fronte alla contestazione di “interruzione di pubblico servizio” (art. 340 del codice penale), che è “un reato che si attribuisce a chi – appunto – interrompa o ostacoli un servizio o un’attività di natura pubblica, o che comunque interessa la collettività”. Qui il rischio é molto più concreto!
Okkupazione, autogestione, cogestione: e che il rispetto dei ruoli vada pure a farsi benedire tanto la vita quotidiana non sembra presupporre il rispetto delle regole, basta guardarsi un po’ in giro!
Agli okkupanti sfugge inoltre un banalissimo concetto di democrazia che dovrebbe consentire agli studenti contrari a forme di interruzione delle lezioni di poter continuare a frequentare le normali lezioni, cosa invece che un’okkupazione illegalmente impedisce.
E’ chiaro infatti che con l’okkupazione di un Istituto scolastico il personale docente non può continuare nell’attività didattica anche se  come stabilito da una recente pronuncia del Consiglio di stato, “per i docenti e il personale amministrativo continua ad esserci l’obbligo di presenza e controllo onde evitare degenerazioni delle iniziative assunte dagli studenti all’interno dell’istituzione scolastica” (Cons. Stato, Sez. VI, 17/10/2006, n.6185).
All’epoca del Ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer, lo stesso disse che si poteva prevedere una settimana di sospensione delle lezioni per consentire ai ragazzi di svolgere attività autogestite. Lo «stop» delle lezioni sarebbe avvenuto nel mese di novembre, quando nelle scuole superiori inizia la stagione delle proteste.  Un’idea come un’altra per cavalcare l’onda della protesta perenne e caldeggiare iniziative a vantaggio dei ragazzi cper non metterli nella condizione di doversi confrontare con quelle regole che chiedono e che però con l’okkupazione di fatto rinnegano.
Molti presidi parlano di “clima di anarchia” e tuttavia evitano di fare intervenire le forze dell’ordine per ristabilire la legalità e il diritto allo studio di buona parte di studenti meno propensi degli okkupanti alla facile fuga dai doveri scolastici.
In fondo in fondo forse pensano che un’okkupazione non la si nega a nessuno, presto tutto questo passerà sì, ma sulla pelle degli okkupanti, ai quali evidentemente è troppo difficile e poco conveniente  insegnare almeno il senso della democrazia.

Renato Magrelli [foldergallery folder=”cms/file/BLOG/7198/” title=”7198″]

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