Napule è ‘na carta sporca, ma nun’è over ca nisciun se ne importa!



Mentre noi napoletani piangiamo un grande fratello che non c’è più, una rabbia monta dentro di me e mi rende ancora più triste. Possibile mai che le migliori menti della mia città debbano allontanarsi da essa per avere delle opportunità lavorative? Pino Daniele è solo l’ultimo figlio del Vesuvio che per realizzare il proprio talento si è allontanato dalla sua terra. Nel mondo dello spettacolo, ad esempio, Totò, Eduardo De Filippo e Massimo Troisi hanno portato Napoli e la sua arte in giro per il mondo. Hanno rappresentato l’eccellenza partenopea ai massimi livelli mondiali, e dato lustro alla mia terra, ma….come per Daniele il loro ultimo respiro è stato lontano dal golfo più bello del mondo.

Pino Daniele in un’intervista al quotidiano La Repubblica ebbe a dire: “Per noi che venivamo da Napoli la capitale ha rappresentato un’opportunità di lavoro, tra concerti, turni nelle sale di registrazione e orchestre. Lo stesso De Filippo andò via da Napoli perché… non trovava sul sillabario la parola “attore”. Invece a Roma ha trovato la possibilità di poter lavorare in teatro e di confrontarsi con altri artisti, come lo stesso Totò”. Praticamente da De Filippo a oggi non è cambiato nulla. Lo stesso Pino Daniele recentemente al Corriere della Sera ha detto: “Io non sono figlio di Napoli… io mi sento un figlio del Sud, un garibaldino. Da quando ho l’età della ragione ad oggi non è cambiato niente, anzi la situazione è peggiorata. Ma non voglio pensare che non ci sia più la speranza. Una speranza che purtroppo si riaccende soltanto quando salta fuori qualcuno: una volta è spuntato Maradona, una volta Troisi, una volta Pino Daniele… Purtroppo è un popolo che ha bisogno sempre di un re. O di un Masaniello”.

Mi arrabbio perché i napoletani, specie i migliori, non meritano di vivere lontano dalla propria terra. Non dico che tutto ciò che c’è nella mia città è ingiusto o sbagliato; non mi accodo a chi dipinge Napoli solo con tinte fosche. Evidenzio, però, che per chi ha voglia di vivere onestamente, impegnarsi nei vari ambiti della cultura, esprimere e realizzare il proprio talento, giorno dopo giorno Napoli diventa un luogo sempre più ostico. Eppure le bellezze paesaggistiche, l’arte che da millenni adorna ogni suo angolo, la cultura che ha la sua culla proprio nella città fondata dai greci, i sapori e i profumi che sprigionano i suoi vicoli, da soli, dovrebbero permettere molto di più della semplice speranza in una città migliore. Napoli e i napoletani potrebbero vivere di rendita grazie alle qualità che ho appena elencato. Invece costringe le sue menti migliori a mollare e cercare altrove fortuna. Le colpe di chi sono? Di tutti, in primis di noi napoletani. Se Napoli è un paradiso abitato da diavoli è perché c’è chi lo permette. Dalle mie parti si distinguono due categorie. La prima è composta da coloro che approfittano delle disgrazie partenopee per arricchirsi.

In essa troviamo camorristi senza giacca e cravatta, camorristi con la giacca e la cravatta, magliari camuffati da imprenditori che aspettano un finanziamento pubblico per occultarne l’importo, sciacalli che sguazzano con le emergenze, una certa borghesia che invece di chiedersi cosa può fare per la città, chiede alla cittadinanza di servirla e riverirla per quattro spicci, certi politici il cui unico scopo è mettere le mani sulla res publica per fare i propri affari, certi burocrati che hanno messo al servizio dei propri conti corrente le istituzioni, una certa parte di tutori della giustizia al servizio non di quello pubblico ma dell’ordine privato, delinquenti che si fanno forti sulle nostre debolezze e paure, ladri e malfattori che possono permettersi anche di vivere nei luoghi più belli di Napoli. Poi c’è l’altra categoria, composta da chi non appartiene alla prima. Per valori, ideali, idee, sentimenti chi appartiene all’una non può appartenere all’altra. Bene, anzi male, sembra che le istituzioni provino piacere nel favorire la prima categoria.

Abbiamo avuto un Presidente della Repubblica napoletano: mi dite in concreto cosa ha fatto per la sua città? L’attuale classe politica governativa come si è spesa o come si spenderà per Napoli? Il governatore Stefano Caldoro, parliamo seriamente, cosa ha fatto per il capoluogo campano? Lascio stare Luigi Cesaro e la Città Metropolitana per non piangere. Caro sindaco Luigi De Magistris non è ancora sufficiente aver fatto meglio della Jervolino (anche se è già positivo non aver fatto peggio…). Non me ne vogliano, ma alcuni magistrati dov’erano quando……tranquilli non ho paura di dire quello che penso. E’ solo che l’elenco è così lungo ed i fatti sono così noti che è inutile rivangarli. Se l’antistato a Napoli è l’ombra nera del Vesuvio, è perché, secondo me, a volerlo è lo stato. Conosco rappresentanti delle forze dell’ordine che mi dicono che vorrebbero fare di più, ma tra tagli e silenzi assordanti è inutile se non impossibile. Quando scrivo che la colpa è anche dei napoletani è perché siamo noi che lo permettiamo.

Lo so, è facile fare i Masaniello dietro una tastiera; capisco che non è proprio semplice scontrarsi dal vivo con uno della prima categoria. Credo, però, che se invece di accontentarsi di aver vinto la Super Coppa italiana (oggi l’oppio dei poveri è il calcio), quelli della seconda fossero un pochino più uniti, quella speranza di cui parlava Pino Daniele potrebbe essere il primo concreto passo di un cammino diverso. C’è un popolo che ama la sua terra è che ha il diritto di viverla fino in fondo, fino alla fine. L’unione fa la forza, giusto? Bene, l’invito che faccio ai miei concittadini della seconda categoria è proprio quello di unirsi. Sì, Napule è ‘na carta sporca, ma nun’è over ca nisciun se ne importa!

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Informazioni su Alfredo Di Costanzo 27803 Articoli
Motus vivendi è il suo motto. Ama tutte le declinazioni delle due ruote ed adora vivere nell'universo dei motori. Da quindici anni ha la fortuna di essere giornalista sportivo, occupandosi di tutto ciò che circonda un motore. E' per il dialogo ed il confronto tra chi, pur avendo la stessa passione, ha idee diverse.

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